Il Pm: nessun motivo per sentire il premier

Milano Una dichiarazione secca. Che mette fine, almeno per ora, al carosello delle indiscrezioni: Silvio Berlusconi non sarà ascoltato come persona informata sui fatti per l’inchiesta sulle ragazze a pagamento reclutate da Gianpaolo Tarantini. Firmato: il procuratore capo di Bari, Emilio Marzano (nella foto). Fine delle indiscrezioni. Anche se i giornali continuano a fabbricare titoli sensazionali. «È costume di questo ufficio - dice chiaro e tondo Marzano, rispondendo alle domande dei giornalisti - sentire le persone quando sono assolutamente indispensabili per la conclusione di un ragionamento investigativo». E Berlusconi, che alcuni corrispondenti stranieri danno già con un piede fuori da Palazzo Chigi? L’idea di ascoltarlo, precisa Marzano, «per ora è un’ipotesi astratta». Ecco il primo punto fermo nell’inchiesta che ha fatto il giro del mondo ma, per quel che se ne sa, non ha mai toccato il presidente del Consiglio. Il premier non c’è, non è sotto indagine e nemmeno verrà convocato come teste.
Il capo del governo resta nell’indagine di carta, quella dei giornali. Sulla passerella che collega Villa Certosa a Bari il treno delle rivelazioni è inarrestabile. Il binocolo è sempre puntato e a metterlo a fuoco ci pensano Patrizia e Manila. La escort e il transessuale. I racconti di Patrizia cominciano ad assumere le proporzioni fluviali di un romanzo epico. Domenica c’era stata una tregua. Una pausa. Benedetta. Avevamo appreso che a Villa Certosa, la casa madre di tutti i delitti e le nefandezze, il premier aveva giocato a calcetto con Francesca Pascale, militante di Forza Italia nel circuito della politica locale. Che brivido. E che passo in avanti per l’inchiesta. Che però, gira e rigira, torna sempre sugli incontri amorosi fra Patrizia D’Addario e il premier. È Manila Gorio, transessuale e amica di Patrizia, a rivelarci altri dettagli: «Patrizia ha videoregistrato momenti di intimità col presidente del Consiglio».
Il pm Pino Scelsi prenda nota: la escort, che ora si paragona a Giovanna D’Arco sul rogo, ha sfruttato al meglio i due meeting con Berlusconi. Registrazioni, filmati, foto. In pratica, una notte d’amore, se c’è stata, è diventata un evento multimediale. Che lei, però, convinta di doverci spiegare ancora qualcosa, ha descritto nuovamente - se ne sentiva la mancanza - al Sunday Times: i due non avrebbero mai dormito, lui era instancabile.
Che c’entra con l’inchiesta, quella vera? In concreto cosa ha fatto Berlusconi oltre a ricevere la escort multimediale? È nebbia fitta, dopo giorni e giorni di rivelazioni che non rivelano, di svolte che non svoltano, di titoli che si inseguono. Repubblica ci regala la solita foto scosciata di Patrizia e a questo punto potrebbe seriamente pensare a un calendario. Se però si va a leggere il corposo dossier quotidiano, si scopre che di sostanza, di ciccia, ce n’è pochina pochina. E quella che s’intravede è meno di quella che faceva già una magra figura il giorno prima. Domenica, dopo aver aperto un numero incontenibile di scoppiettanti filoni investigativi e accerchiato per mare e per terra Villa Certosa, Repubblica si era ritrovata fra le mani una frasetta striminzita del Procuratore aggiunto di Bari Marco Dinapoli: «Al momento quella di convocare Berlusconi è solo un’ipotesi». Lunedì, il gambero fa un altro passo. Indietro. Fra lenzuola, coccole, foto sexy con didascalie tradotte simultaneamente in inglese e spagnolo, i magistrati definiscono «di scuola» l’idea di interrogare il premier. Di scuola. Molto meno, dunque, di un’ipotesi. Un sussurro. Un quasi nulla. La smobilitazione di un’assedio che non c’è mai stato. Fino alla dichiarazione di Marzano, nel pomeriggio: Berlusconi non verrà ascoltato. Non ce n’è bisogno.

Almeno per ora: «Allo stato non è ravvisabile questa situazione».
Sarà soddisfatto Massimo D’Alema che all’ora di pranzo da Milano aveva lanciato un appello alle toghe: «Si vada a vedere fino in fondo se ci sono reati e responsabilità». Eccolo servito.

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