Emma Marcegaglia deve mettersi d’accordo con se
stessa. Noi comprendiamo meglio di altri il suo dilemma. Tra poche
settimane le toccherà tornare in azienda, chiudendo la sua pessima
esperienza in Confindustria. Aerei privati, ospitate, giornali (anche se
sta brigando per la presidenza del Sole ), conferenze stampa, plofffff, verrà tutto meno. E dunque la signora cerca di trovarsi un ruolo per il domani.
Insomma la comprendiamo.
Si è data così da fare per diventare il boss
degli industriali, e rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano.
Nella lunga lista delle riserve della Repubblica che possano sostituire
Berlusconi, lei rischia di essere solo la riserva.
Ieri ha più o
meno detto che la Spagna sta meglio di noi perché il suo leader si è
dimesso e ha indetto le elezioni, implicitamente invitando Berlusconi a
fare altrettanto, proprio nel momento peggiore della bufera.
Questo
il suo commento nel giorno in cui i mercati sono crollati. Ma solo poche
ore prima aveva detto che la manovra era migliorata. Insomma la
Marcegaglia cambia spesso idea.
D’altronde la sua presidenza di Confindustria è partita con un
collateralismo al governo di Berlusconi, financo imbarazzante. E poi in
un crescendo di alti e bassi ha iniziato le sue intemerate. La
Marcegaglia una e trina è diventata una costante.
Invece di occuparsi degli affari suoi (non quelli dell’azienda), pensa al governo. E così chiude due mandati in Confindustria con il suo principale associato (la Fiat) che decide di fare i contratti per i fatti suoi. Con centinaia di dichiarazioni sul governo e sulla politica, e rarissime prese di posizione e proposte per riformare il nostro sistema industriale.
La Marcegaglia ha reso la Confindustria una sbiadita copia del peggiore sindacato: una lobby di potere, i cui vertici pensano più al loro futuro politico che all’interesse dei propri associati.Che tristezza. È riuscita persino a farci rimpiangere il suo predecessore Luca Cordero di Montezemolo.
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