«Taci, anima stanca di godere /e di soffrire (...)», per me, per generazioni prima e dopo di me, è un incipit come «Nel mezzo del cammin di nostra vita», che non ricordi più nemmeno quando l'hai ascoltato la prima volta, è dentro di te e basta e si contrappone al montaliano «Meriggiare pallido e assorto»: insomma nel gioco a squadre, se sai a memoria quei versi, vuol dire che tu stai con Sbarbaro.
Così, quando l'altra sera, la voce di Omero Antonutti ha scolpito e levigato nell'aria «Taci...
Ma mentre ero lì che aspettavo il «Taci...», il mio sguardo vagava per la sala tenuta in condizioni da oratorio parrocchiale: (...)
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