Polemica Sette buoni motivi per non finanziare il cinema

ARTE DI STATO L’espressione «religione di Stato» fa giustamente accapponare la pelle a chiunque. Invece «arte di Stato», come «scuola di Stato», è considerata normale. Chi controlla i mezzi della produzione, ne controlla i fini: registi e attori sovvenzionati dal ministero non si sentono per questo un po’ meno liberi? E quelli che mendicano finanziamenti spesso sono gli stessi che gridano al regime...
SPESA PUBBLICA Alla cultura non servono oboli ma riforme come una maggiore defiscalizzazione e una netta revisione dei compiti del Mibac stesso, il quale dovrebbe restringere (si fa per dire) il suo raggio d’azione ai Beni culturali propriamente detti.
SÌ AL MERCATO Lo hanno dimostrato proprio alla cerimonia di premiazione dell’altra sera. Il cinema italiano, nonostante la crisi e i tagli, si è dimostrato capace di fare grandi incassi quando produce film che tengano conto dei gusti del pubblico. A parte il record assoluto di Benvenuti al Sud, è stata la stagione delle commedie, dai Babbi Natale di Aldo, Giovanni e Giacomo a Checco Zalone. Alla diminuzione dei fondi pubblici, il cinema italiano ha reagito conquistando quote di mercato.
FINANZIAMENTI A PIOGGIA Spulciare le relazioni del Mibac sulla distribuzione del Fondo Unico per lo Spettacolo mostra un particolare per niente indifferente. Una percentuale cospicua dei pochi soldi a disposizione viene assegnata attraverso i contributi sugli incassi, a cui può accedere chi ne faccia richiesta secondo i termini di legge. Risultato: chi era sicuro di fare cassetta si è buttato su tali contributi per evitare polemiche e scartoffie. In pratica il Fus non ha finanziato il cinema d’autore o gli esordienti: ha versato un cospicuo obolo a tutti, inclusi alcuni che non ne avevano bisogno.
OPERE PRIME Nel 2010, il cinema ha ricevuto complessivamente 75 milioni di euro. Alle opere prime e seconde ne sono arrivati in tutto dieci. A quelli affermati, 17. Il Fus è uno stimolo alla produzione e alla scoperta di nuovi talenti? Nel caso (molto dubbio) che lo sia, si può fare meglio. Tra l’altro i finanziamenti pubblici destinati a registi affermati tra il 1991 e il 2001 sono pari a 600 milioni di euro. Gli incassi, secondo i dati del Mibac, non hanno superato i 60.
INSUCCESSI Inutile riaprire il capitolo dei film finanziati in passato con cifre enormi che hanno ottenuto incassi ridicoli. Da Rosa Funzeca di Aurelio Grimaldi (2001, finanziato con 1,5 milioni, incasso 7lmila) a Il trasformista di Luca Barbareschi (2002, finanziato con 1,7 milioni di euro, incasso 70mila).
ASSISTITI Si preleva dalle tasche di tutti per dare a pochi.

Anche ammesso e assolutamente non concesso che questo tipo di redistribuzione sia giusta, perché mai dovrebbe essere ritenuta addirittura scontata da chi ne è beneficato? Eppure è così. Un commento per tutti, quello di Sergio Rubini posto di fronte alla notizia del reintegro del Fus: «Ci danno quello che ci spetta».

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