La Poli Bortone paga caro la sfida al Pdl

Ancora Nichi. Vendola vince contro tutti, il centrodestra invece perde ancora la Puglia, divenuta epicentro di vicende prima giudiziarie e ora politiche.
La strategia di Raffaele Fitto che aveva imposto la candidatura di Rocco Palese non paga, il mancato accordo con l’Udc e con «Io Sud» di Adriana Poli Bortone è fatale alle ambizioni del Pdl. Ma se il ministro degli Affari regionali piange (e rassegna le dimissioni), la Poli Bortone non ride troppo. Anche se è riuscita a far pagare la decisione di tagliarla fuori da una candidatura condivisa per il centrodestra, il risultato della sua coalizione non è all’altezza delle aspettative. Il suo nome raccoglie l’8,71 per cento dei consensi. Persino meno della sua coalizione (9,43), dove l’Udc si ferma al 6,50, e la lista della Poli Bortone «pesa» appena il 2,93 per cento, meno di 58mila preferenze, nemmeno un seggio in consiglio. La creatura politica, battezzata alle scorse amministrative con risultati per nulla lusinghieri, non dà segni di vitalità.
Quanto alle prospettive, e all’ipotesi di potenziali alleanze post-elettorali allargate nella (ri)nascente giunta Vendola, gli scenari sono tutti da disegnare. La vittoria di Nichi, al di là degli errori del centrodestra, è sontuosa. I voti di Sel e del listino del presidente sfondano quota 15 per cento. E Vendola ha incassato oltre 125mila preferenze in più rispetto alla sua coalizione. Così, mentre il Pd si risveglia dalla tornata elettorale in forma non proprio smagliante, il nome del governatore pugliese, capace di sconfiggere le ombre giudiziarie sulla sua giunta e l’ostilità di Massimo D’Alema, di passeggiare sulle primarie per poi conquistare la vittoria alle urne, comincia a essere caldeggiato per la leadership nazionale.
In questa chiave, c’è chi ipotizza che la giunta pugliese sarà il laboratorio per mostrare la capacità di Nichi di aggregare forze moderate. Ma chi lo conosce bene ritiene improbabile che arrivi fin d’ora ad aprire esplicitamente all’Udc, o a offrire proprio alla Poli Bortone un incarico nel governo pugliese. Troppi gli attacchi diretti, e personali, arrivati a Vendola dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Più facile che il gesto di distensione si concreti nell’offerta di poltrone a un «tecnico», anche se probabilmente vicino al «terzo incomodo» che ha contribuito al successo di Vendola. Papabili? Umberto Salinas, già con Di Pietro alle Infrastrutture, candidato (e non eletto) proprio con Io Sud.
L’altro elemento che emerge dal voto pugliese è il mancato «effetto-inchieste» sulle urne. Non ne ha sofferto Vendola, la cui giunta, sul fronte sanità, è stata pesantemente colpita dalle indagini della procura di Bari. Ma il voto ha premiato altri candidati coinvolti nelle inchieste sul sistema Tarantini. Nel centrodestra è stato eletto Tato Greco, indagato come «socio occulto» proprio dei Tarantini. E nel Pd, a Taranto, in 6.300 hanno portato Michele Mazzarano in consiglio regionale.

Solo dieci giorni fa, Mazzarano era finito sui giornali perché indicato da Tarantini come uno dei due politici - insieme a Sandro Frisullo - ai quali l’imprenditore aveva versato tangenti. Si era «dimesso» anche da candidato. Ma l’hanno eletto lo stesso.

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