La lottizzazione bancaria non fa bene alle banche. Ma la colpa non è di Umberto Bossi e della Lega. È di un sistema perverso che va modificato. Quando Luca Zaia, neo governatore del Veneto, ha chiesto che in Unicredit ci fosse un country manager, che si occupasse dellItalia, e ha sostenuto la candidatura di Gabriele Piccini (manager di lungo corso di Unicredit e uomo del Nord) e Piccini è stato eletto, la nostra sinistra si è sdegnata. E ancor più lo aveva fatto quando Bossi, dopo la vittoria nelle regionali, ha dichiarato che la Lega vuole contare nei vertici delle banche.
La sinistra ha cercato di far credere che la lottizzazione delle banche, in particolare quelle delle due controllate dalle Fondazioni bancarie, Unicredit e Intesa Sanpaolo, fosse una novità, escogitata dalla Lega, resuscitando pratiche della «prima Repubblica», che nella seconda sarebbero sparite. Ma ora dallintervista a La Repubblica di Sergio Chiamparino, il bravo sindaco Pd di Torino, in cui spiega come e perché il professor Domenico Siniscalco è stato proposto per la presidenza del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, e dalla replica dellavvocato Giuseppe Guzzetti, presidente dalla Fondazione Cariplo, ex dc di sinistra, si vede chiaramente che esiste nelle Fondazioni bancarie un inaccettabile intreccio politica-affari. Infatti, emerge che dai «patti impliciti» tra le due Fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo, quella di Cariplo e quella di San Paolo, il presidente del consiglio di gestione del gruppo viene scelto dalla Compagnia di San Paolo. È una lottizzazione, perché in cambio la Fondazione Cariplo fa altre nomine di vertice, a essa gradite. Una cosa a te e una a me.
Nella scelta pesano i voti dei politici, che considerano la posizione politica dei candidati. La Compagnia di San Paolo aveva indicato due candidati: il professor Siniscalco, originariamente di sinistra, ma anche gradito al centro-destra, in quanto è stato per un anno ministro dellEconomia del governo Berlusconi e il professor Andrea Beltratti, che insegna alla Bocconi ed è più chiaramente collegato alla sinistra, con il gruppo attualmente al potere nel Pd.
Data la vittoria della Lega in Piemonte, e dato che la Regione ha quote della Compagnia di San Paolo, grazie allinfluenza della Lega, ce la fatta Siniscalco, che era il candidato preferito da Chiamparino, in minoranza nel Pd. Siniscalco per il vero ha oggettivamente più titoli specifici di Beltratti. Ma entrambi sono piemontesi, quindi largomento di Chiamparino, secondo cui voleva un maggior interesse del gruppo Intesa Sanpaolo per il Piemonte, non regge. Sarebbe stato meglio che dicesse che è quello più competente.
Però lavvocato Guzzetti, da moltissimi anni presidente della Fondazione Cariplo, non avrebbe voluto né Siniscalco, né Beltratti, ma Enrico Salza, presidente uscente del consiglio di gestione, che ha guidato il Sanpaolo Imi alla fusione con Intesa. Guarda caso, Salza, anche lui di Torino, ha avuto anche un passato filo democristiano di sinistra, come Guzzetti sia pure in altra corrente. E gode di amicizie trasversali nel mondo delle istituzioni e della politica. Quindi, avrebbe consentito al gruppo di sinistra ex Dc di Intesa Sanpaolo di continuare a controllarlo.
La sinistra ex comunista tifava per Beltratti, quella ex Dc per Salza, è spuntato Siniscalco, cioè il terzo uomo, non perché è il candidato più valido, su cui tutti avrebbero dovuto convergere, ma perché la Lega ha dato una mano a Chiamparino, approfittando delle divisioni interne al Pd.
Fermo restando che è escluso che debbano continuare a essere controllate in modo occulto dagli ex Dc e dagli ex Pci, e dai loro eredi dinastici.