Continua la battaglia di Coldiretti per difendere i prodotti alimentari italiani, in un momento dove il rischio di disparità normativa è concreto con l’accordo commerciale tra l’Ue e il Mercosur (i Paesi del Sud America). Ieri, nel corso dell’evento al Villagio contadino di Bologna, l’associazione degli imprenditori agricoli ha lanciato un allarme sui prodotti agroalimentari provenienti da Paesi extra-Ue. «Oggi in Europa si stima che appena il 3% dei prodotti che arrivano dall’estero sia sottoposto a verifiche fisiche, ovvero tese a testarne la salubrità, e non solo la documentazione», ha evidenziato l’associazione. Il rischio, quindi, è che nel mercato dell’Unione arrivino prodotti pericolosi per i consumatori. «Un sistema che lascia ai singoli Stati membri il compito di decidere i controlli», prosegue Coldiretti, «crea inevitabili dinamiche al ribasso, con il paradosso che gli accordi commerciali avviati dalla Commissione Ue non prevedono il principio di reciprocità, lasciando campo libero all’arrivo di prodotti che non rispettano le stesse regole imposte agli agricoltori italiani ed europei». Secondo quanto stimato da Coldiretti, 97 prodotti alimentari stranieri su 100 entrano nell’Ue «approfittando di porti “colabrodo” come Rotterdam» dove servirebbe «un sistema efficace di controlli» per tutelare i cittadini e «difendere le imprese agroalimentari dalla concorrenza sleale che mette a rischio i record dell’agroalimentare nazionale».
All’evento di Bologna hanno partecipato tra gli altri anche il presidente Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo , oltre al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
«L’Europa di Ursula von der Leyen ci fa scivolare verso una forma di autocrazia», ha detto in un intervento Gesmundo, «la legge di orientamento ha consentito agli agricoltori di diventare protagonisti dell’economia reale» e la normativa «sull’etichettatura obbligatoria è un’altra conquista che ci permette di difendere la qualità e l’origine dei nostri prodotti. Ma l’Europa è ancora in ritardo sul principio di reciprocità: le stesse regole sanitarie e ambientali che valgono per chi produce in Italia devono valere anche per chi esporta verso l’Unione europea.
Non è accettabile che i nostri produttori subiscano la concorrenza sleale di chi utilizza sostanze vietate o pratiche non sostenibili».
Gli agricoltori, sostenuti dal governo, hanno ribadito le stesse istanze nel recente incontro con il Commissario al commercio Ue, Maros Sefcovic, il quale ha fatto aperture alle richieste italiane sul trattato con il Mercosur.