La parola chiave è riqualificazione. In questo caso edilizia. È quello che la Commissione europea spera di riuscire a realizzare nei prossimi decenni con la Emission Performance of Buildings Directive (Epbd), a cui la stampa italiana ha assegnato l'appellativo «direttiva case green».
Il motivo è presto detto: la prestazione energetica degli immobili dovrà migliorare in maniera significativa nei prossimi anni, altrimenti verrebbero vanificati non solo l'architettura del Green deal, ma l'intera battaglia ai cambiamenti climatici. La finestra temporale è piuttosto lunga e si sviluppa in circa 25 anni a partire dal 2025. Già nel 2030 gli Stati membri dell'Unione europea dovranno aver tagliato i consumi del 16%, la stessa percentuale degli edifici non residenziali che dovrà essere ristrutturata entro quel termine.
Il punto d'arrivo è il famoso «net zero», l'azzeramento delle emissioni inquinanti previsto nel 2030 per tutti i nuovi edifici residenziali e nel 2050 per il parco immobiliare nella sua totalità. Vale la pena sottolineare un aspetto giuridico dell'Epbd: trattandosi di una direttiva e non di un regolamento, il provvedimento è sì vincolante, ma gli Stati membri sono liberi di applicarlo come meglio preferiscono al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati secondo le peculiarità del proprio patrimonio immobiliare.
È questo il caso dell'Italia, che in sede europea ha votato contro la direttiva insieme all'Ungheria, ma non avrà altra scelta se non quella di conformarsi alla decisione presa in sede Ecofin, che ha approvato la proposta della Commissione.
Resta da sciogliere il nodo di come finanziare i lavori che renderanno le nostre case più rispettose dell'ambiente. Il rischio che si crei un gap con altre nazioni europee beneficiate dalla direttiva è reale, ma tutto dipenderà da come verrà recepita (c'è tempo fino al 2026). Verosimilmente, l'Ue attingerà dai vari fondi a disposizione dei 27 per co-finanziare le politiche pubbliche che sosterranno questo sforzo comunitario. Una delle formule ricorrenti resta l'incentivo.
Sebbene l'Italia provenga da una sfortunata stagione di agevolazioni fiscali ben esemplificata dal Superbonus che ha generato una voragine sui conti pubblici senza precedenti una delle soluzioni potrebbe essere proprio l'aiuto dello Stato, seppur ridimensionato rispetto al passato.
Nel frattempo va ricordato che dal 2025 non sarà più possibile richiedere il sussidio per le caldaie autonome a combustibili fossili, mentre sono in programma misure analoghe per la transizione a sistemi alimentati da energie rinnovabili. A marzo il centro studi di Unimpresa ha calcolato che la spesa di ristrutturazione per tre abitazioni su cinque ammonterà a circa 270 miliardi, mentre per ogni immobile sarà di 35mila euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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