La «belva» della Bce morde sugli aiuti. E sul taglio dei tassi bisogna frenare

Schnabel: «L’acquisto dei titoli di Stato va ridiscusso, ci perdiamo»

La «belva» della Bce morde sugli aiuti. E sul taglio dei tassi bisogna frenare
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Se avesse potuto, Isabel Schnabel (nella foto) avrebbe volentieri evitato l’eutanasia del Pepp, il piano di aiuti contro la pandemia da 1.850 miliardi che arriverà a fine anno sul binario morto. È la sola misura rimasta in piedi dopo la rottamazione dell’arsenale messo in piedi da Mario Draghi, l’ultimo simulacro della Bce solidale, proattiva, capace di affrontare i problemi a muso duro attraverso l’acquisto di titoli di Stato e l’abbondante liquidità con cui, per anni, è stato irrorato il sistema bancario. Tutta roba che l’ologramma cattivo di Christine Lagarde ha sempre avuto in uggia. Ma ora “times are a-changin’”, con i nuovi sceriffi anti-inflazione che hanno occupato il saloon dell’Eurotower e non ne vogliono sapere di rinfoderare il revolver dei tassi. Così, il falco dei falchi del board Bce può finalmente spiattellare al Financial Times ciò che pensa: «L’acquisto di bond è un peso per il futuro: va ripensato». Un modo eufemistico per recitarne il "de profundis". Questa transizione à rebours imporrà tuttavia un po’ di sofferenza. Un conto è chiudere i rubinetti delle Tltro, cioè le iniezioni di vitamine (leggi, cash) per le banche, altra faccenda è gestire «l’elevato stock di acquisti di asset». Qui, spiega la Schnabel, bisogna muoversi coi piedi del palombaro, «dal momento che non è così semplice invertirli: potrebbero rivelarsi un’attività in perdita molto tempo dopo che gli acquisti sono stati effettuati». Soprattutto, ma questo non viene sottolineato, se le perdite sono riconducibili alle ripetute strette di politica monetaria. Di fatto, l’economista tedesca è poco disposta a tollerare queste perdite: «Non possiamo ignorare i potenziali effetti sulla reputazione e sulla credibilità che derivano dalle perdite». La Fed, tuttavia, non pare avere simili crucci.

Non poteva inoltre mancare la solita tiritera sui rischi connessi a un taglio prematuro dei tassi. «Vediamo un’inflazione dei servizi appiccicosa - ha spiegato Schnabel - un mercato del lavoro resiliente e assistiamo a un notevole allentamento delle condizioni finanziarie perché i mercati stanno valutando in modo aggressivo la svolta delle banche centrali. Oltre a ciò, i recenti eventi nel Mar Rosso hanno suscitato il timore di nuove interruzioni della catena di approvvigionamento».

Meglio dunque evitare il rischio, con un taglio dei tassi, di rinvigorire la stagnante Eurolandia (con la Germania, dove la produzione industriale è scesa in dicembre dell’1,6% mensile e del 3% su base annua, messa sempre peggio). Anche perché nella lotta per riportare l’inflazione al 2%, «l’ultimo miglio resta una preoccupazione». Con la speranza che non sia il “miglio verde“, quello della scossa elettrica fatale.

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