
Lo Spid (sistema pubblico di identità digitale) continua a essere la chiave d'accesso preferita dagli italiani ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione. I numeri lo confermano. Lo Spid è sostenuto da dodici gestori d'identità digitale, che, secondo i dati forniti dall'Osservatorio Polimi Digital Identity 2024 e da Agid, dal 2016 hanno rilasciato circa 40 milioni di «lasciapassare». Oggi i dodici player digitali supportano circa 1,2 miliardi di accessi annui ai servizi online. Secondo una stima basata sui dati Agid e dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, il sistema Spid costituisce più del 90% di tutti gli accessi effettuati tramite un'identità digitale. Insomma, un vero e proprio passpartout per la vita a 64 bit che semplifica la burocrazia e rende molti servizi accessibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Parallelamente cresce - ma senza sfondare - l'utilizzo della carta d'identità elettronica (Cie) come strumento di autenticazione online. Sebbene sia in mano al 72% dei cittadini, solo il 13% la sfrutta per i servizi digitali: gli accessi sono venti volte inferiori a quelli con Spid. Eppure, il sottosegretario all'Innovazione Alessio Butti ha più volte ribadito che la Cie rappresenta lo strumento su cui accentrare le funzionalità di identità digitale, in linea con il regolamento europeo Eidas 2.0, che punta a un sistema unico di riconoscimento per i cittadini dell'Unione. L'orientamento è chiaro: entro il 2027 si punta a integrare lo Spid nella Cie e nell'It-Wallet sull'app IO, quella che in tanti hanno imparato a conoscere con il cashback di Stato. Ma la transizione rischia di essere tutt'altro che indolore.
Lo Spid ha dalla sua la semplicità d'uso. È stato pensato per essere attivabile online, senza dover passare da sportelli fisici, ed è utilizzabile con pochi passaggi: username, password e, a seconda del livello di sicurezza, un codice Otp o l'app dedicata del provider scelto. Non sorprende che milioni di utenti, compresi molti anziani, abbiano familiarizzato con questo sistema.
La Cie, invece, presenta diversi ostacoli pratici. Per utilizzarla è necessario avere con sé il documento fisico, il codice Pin/Puk e uno smartphone con tecnologia Nfc o un lettore smart card. Un percorso meno immediato, che richiede più passaggi e un livello minimo di alfabetizzazione digitale, non sempre scontato, soprattutto per le persone più anziane. Inoltre, non tutti i servizi online hanno ancora implementato correttamente l'accesso tramite Cie, rendendola di fatto meno versatile dello Spid.
Se la difficoltà di utilizzo è un primo freno, ancora più complesso è l'aspetto legato al rilascio e al rinnovo della Cie. Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, ottenere il documento resta in molti casi un percorso ad ostacoli. La produzione e spedizione centralizzata richiedono circa una settimana, ma il vero collo di bottiglia è l'appuntamento in Comune. Nei centri più grandi gli sportelli sono spesso saturi e le attese possono allungarsi per mesi. Un problema che rischia di acuirsi con l'obbligo di adottare la Cie come unico documento valido per l'espatrio dal 2026, quando la carta d'identità cartacea andrà in pensione.
A queste difficoltà si sommano i costi: il rilascio ha un prezzo base di 16,79 euro, a cui si aggiungono diritti di segreteria variabili a seconda dei Comuni. Per le famiglie, soprattutto numerose, la spesa non è irrilevante.
Lo Spid, che ha permesso all'Italia di compiere un salto digitale, costa una decina di euro o poco più se attivato con i principali operatori nazionali. Privarsene da un giorno all'altro, perciò, è un argomento che merita un surplus di riflessione.