Politica economica

Le elezioni europee e l'ombra dei falchi: ecco tutte le sfide dell'Italia

Secondo i dati Ocse il Paese ha superato la crisi sanitaria e gestito la difficile situazione geopolitica intrenazionale. Ma all'orizzonte si intravedono nuove sfide che richiedono un intervento efficace e immediato in termini di riforme e politiche di sviluppo

Le elezioni europee e l'ombra dei falchi: ecco tutte le sfide dell'Italia

Le elezioni europee come spartiacque. Il 9 giugno sarà una data fondamentale per capire se l'Unione Europea vedrà il trionfo dei "Falchi" o delle "Colombe" e di conseguenza quale indirizzo prenderà la politica monetaria del Vecchio continente. I primi, idealmente sotto l'egida di Valdis Dombrovskis, Commissario con deleghe al commercio, hanno un atteggiamento attento e rigido sull’inflazione che li porta a privilegiare azioni per tenerla sotto controllo concedendo pochissime deroghe. I secondi, al contrario, sono favorevoli a tenere il costo del denaro basso convinti che possa stimolare la crescita economica e di conseguenza la creazione di posti di lavoro. Il risultato che le urne ci consegneranno tra 100 giorni condizionerà anche l'Italia e la sua politica economica in un senso o nell'altro. Di questi e di molti altri temi economici e politici si discuterà giovedì 29 febbraio, in occasione dell'evento organizzato da il Giornale, presso il Circolo Filologico Milanese, dalle 9:00 alle 12:45, in via Clerici 10 a Milano, "Il futuro dell'Europa" (qui il programma). Quello di giovedì è il primo di una lumga serie di incontri che nei prossimi mesi celebreranno i 50 anni della testata milanese che ha fatto dello slogan "Contro il coro" il suo tratto distintivo.

L'Europa ha messo sotto la lente l'Italia da diverso tempo, ma in particolare sono cinque i tavoli su cui l’Italia si gioca la partita del futuro: debito pubblico, pensioni, produttività, lavoro e ambiente. Da un lato fanno ben sperare i dati del rapporto Ocse 2023 che fotografano un’Italia capace di aver superato la crisi sanitaria e allo stesso tempo aver gestito la difficile situazione geopolitica europea e medio orientale tuttora in corso. Dall’altro, a gettare ombre sul futuro del Paese c’è l’irrigidimento delle condizioni finanziarie che stanno penalizzando la corsa dell’economia, difficoltà che vanno a insistere su problemi cronici del nostro Paese. Pertanto, l’Italia deve quanto prima mettere in atto azioni a sostegno dell’attività imprenditoriale, al consolidamento delle finanze pubbliche passando dalla promozione della transizione verde. Come detto, i dati Osce consegnano una radiografia in parte rassicurante: la crescita economica per il 2024 è prevista dello 0,7%, mentre per il 2025 è atteso un +1,2%. L'inflazione complessiva dovrebbe diminuire gradualmente dal 5,9% del 2023 al 2,6% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Gli investimenti pubblici sono tornati a crescere e si prevede che continueranno a sostenere l’economia nel corso dei prossimi anni grazie anche alle grandi opere pubbliche.

Tuttavia, l’Italia soffre di antichi problemi che non può ignorare. Tra questi c’è il debito pubblico, pari a circa il 140% del Pil, il terzo più elevato nell’area Ocse. A questo si aggiunge la spesa pubblica, da sempre in crescita a causa dei costi legati all'invecchiamento della popolazione, in previsione di aumentare di circa 4,5 punti percentuali tra il 2023 e il 2040. Al fine di ridurre il debito pubblico in maniera durevole, a partire dal 2025, la priorità assoluta per la politica fiscale italiana consiste nell’assicurare il risanamento dei conti pubblici portando avanti l’azione con continuità per molti anni. È necessario, inoltre, contenere l’aumento della spesa salvaguardando gli investimenti pubblici al fine di ridurre al minimo gli effetti collaterali negativi sulla crescita.

Strettamente collegato al debito c’è la grande questione della riforma delle pensioni e la conseguente riduzione della pressione sulla spesa pubblica derivante dalle pensioni elevate. Per razionalizzare le spese, inoltre, serve rafforzare l'efficienza amministrativa e attuare riforme che migliorino la qualità dei servizi pubblici incrementando il livello di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e dei sistemi di gestione degli appalti.

Tra gli anelli di questa catena c’è l’aumento della produttività, rimasta decisamente stagnante nell’ultimo decennio. Fondamentali sono le riforme in corso nel settore della giustizia civile e della Pubblica Amministrazione che potranno contribuire a migliorare la produttività e gli investimenti delle imprese private, nonché ad accelerare l’attuazione di piani di investimento pubblico assicurando una maggiore efficienza del sistema della giustizia.

Contemporaneamente bisogna intervenire sul fronte del lavoro. Il tasso di occupazione nel Paese è tra i più bassi dell’Ocse, a causa dell’elevata disoccupazione giovanile e della scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Il potenziamento del comparto dell’istruzione tecnica e del sistema di formazione contribuirebbe ad agevolare un maggiore accesso delle persone vulnerabili e dei giovani al mercato del lavoro. È necessario incrementare la presenza delle donne nel mercato del lavoro potenziando l’accesso all’istruzione pubblica per la prima infanzia. Inoltre, è fondamentale introdurre misure atte a incentivare maggiormente il congedo di paternità, anche attraverso l’introduzione di una “quota padre” nel diritto al congedo parentale per entrambi i genitori.

Infine, in virtù della bassa intensità energetica della sua economia e delle abbondanti risorse solari di cui dispone, l’Italia gode di condizioni idonee per realizzare la transizione climatica. Tuttavia, il ritmo della riduzione delle emissioni inquinanti ha subito un rallentamento nel corso dell’ultimo decennio. Occorrono, pertanto, ulteriori sforzi programmatici volti ad accelerare la riduzione delle emissioni inquinanti e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi annuali in termini di installazioni, occorre assicurare lo snellimento dei complessi iter autorizzativi che attualmente frenano l'installazione di capacità rinnovabile. Si potrebbe, inoltre, procedere a una maggiore decarbonizzazione del settore dei trasporti investendo nella rete ferroviaria, riducendo il trattamento fiscale agevolato previsto per il gasolio rispetto alla benzina e promuovendo la diffusione dei veicoli elettrici, ad esempio aumentando il numero delle stazioni di ricarica attualmente disponibili.

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