
Con dazi al 30% e cambio euro-dollaro sui livelli attuali, «l’export italiano di beni negli Usa si ridurrebbe di circa 38 miliardi, pari al 58% delle vendite negli Stati Uniti, al 6,0% dell’export totale e, considerando anche le connessioni indirette, al 4,0% della produzione manifatturiera». È la stima del Centro Studi di Confindustria, che avverte quanto sarebbe «forte l’impatto netto sul Pil». L’effetto sulla nostra economia, si precisa, «sarebbe mitigato dalla capacità degli esportatori italiani di trovare nuovi mercati di sbocco e di competere su fattori non di prezzo», ma «nel complesso, il livello del Pil italiano nel 2027 sarebbe minore dello 0,8% rispetto al sentiero baseline».
Uno scenario complicato, avverte Confindustria nella sua Congiuntura flash, che fotografa la congiuntura e le previsioni economiche. «Gli ulteriori annunci sui dazi Usa hanno alzato l’incertezza ed erodono la fiducia», scrivono gli economisti di via dell’Astronomia, sottolineando come «insieme al dollaro svalutato sono pessime premesse per export, consumi, investimenti». Tuttavia, «notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, l’inflazione contenuta, il sentiero di tagli dei tassi nell’Eurozona». Sul fronte interno, l’industria italiana «appare stagnante nel secondo trimestre, mentre i servizi crescono poco».
Quanto alle prospettive macroeconomiche, il Pil italiano è atteso crescere dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026. Tuttavia, questi numeri rischiano di essere rivisti al ribasso qualora, a partire dal primo agosto, venissero confermate le tariffe commerciali Usa al 30%. Secondo la seconda edizione dell’EY Parthenon Bulletin, ciò comporterebbe una riduzione cumulata del Pil di circa l’1,4%, azzerando di fatto la crescita prevista e causando un impatto negativo stimato poco sotto i 30 miliardi di euro tra il 2025 e il 2026. Se invece le tariffe si fermassero al 20%, in linea con quanto comunicato ad aprile, l’impatto sarebbe stimato intorno ai 20 miliardi di euro e una contrazione del 65% rispetto alle attese di crescita (-0,9% cumulato tra il 2025 e il 2026).
Nonostante le difficoltà, le imprese italiane non restano ferme. Sempre secondo EY, nei primi sei mesi del 2025 si è registrato un forte aumento degli investimenti all’estero da parte di aziende italiane, con 143 acquisizioni annunciate rispetto alle 122 nello stesso periodo del 2024, pari a un incremento del 17%. Anche il valore delle operazioni è cresciuto, passando da 7,1 miliardi di euro nella prima metà del 2024 a 13,5 miliardi nel periodo analogo del 2025. A trainare è soprattutto il settore industriale, che rappresenta il 24% delle transazioni.
Sul fronte politico il vicepresidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto, intervenendo questa mattina all’assemblea di Coldiretti a Roma, ha dichiarato: «Sui dazi sono ottimista che si possa trovare un’intesa positiva per l’interesse dell’Europa e degli Stati
membri». Fitto ha poi aggiunto: «La competenza negoziale è della Commissione. Qualora non dovesse essere raggiunto un accordo siamo pronti a mettere in campo delle contromisure, ma il nostro auspicio è che si trovi un’intesa».