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L’ex Ilva si aggrappa al cavaliere segreto. Ma la condizione è portare il gas a Taranto

L'ex Ilva è al centro di uno scontro politico sindacale senza precedenti

L’ex Ilva si aggrappa al cavaliere segreto. Ma la condizione è portare il gas a Taranto
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Appesa al terzo soggetto industriale che sta studiando la data room per un'eventuale offerta, l'ex Ilva è al centro di uno scontro politico sindacale senza precedenti. Stando ai fatti, nel nuovo piano di decarbonizzazione ridotto (nei tempi: da 8 a 4 anni) presentato ai sindacati è previsto un Dri (forno elettrico) a Taranto e allo scopo i tecnici del governo stanno lavorando con Eni e Saipem per rendere fattibile e gestibile il trasporto di gas a Taranto senza una nave gasiera in porto. «Dobbiamo prendere atto che attraverso il gasdotto è difficile che possa aggiungere ulteriore gas necessario per gli impianti e stiamo lavorando in maniera assidua per assicurare che sia possibile fornire il gas per gli impianti necessari e per almeno un impianto Dri, affinché l'investitore possa avere la certezza di almeno una parziale produzione di preridotto nel sito di Taranto», ha chiarito il ministro delle Imprese Adolfo Urso lasciando trapelare come questa sia una conditio sine qua non. Ma i sindacati insorgono. «Pretendenti all'altezza dell'Ilva non ce ne sono. Oggi non ci sono alternative allo Stato. La via per risanare e rilanciare l'Ilva passa per l'intervento dello Stato.

Lo Stato si deve fare imprenditore, deve farsi carico della ripartenza dell'impianto di Taranto e poi vedere se ci sono privati che si affiancano», hanno detto i segretari di Fim, Fiom e Uilm Ferdinando Uliano, Rocco Palombella e Michele De Palma riuniti nella sede di Corso Trieste. «Finora sono state presentate solo due offerte, da due fondi americani, uno dei quali ha presentato la risibile offerta di 1 euro». Martedì 18 nuovo vertice governo-sindacati.

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