Ora Powell diventa colomba sui tassi

Il capo della Fed: "Aperti a un taglio, l'effetto dazi si sente già". Scatto dei listini

Ora Powell diventa colomba sui tassi
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Dal simposio di Jackson Hole ieri il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha scatenato i «tori» a Wall Street dopo avere aperto le porte alla possibilità che la banca centrale tagli i tassi già nella riunione del mese prossimo. La premessa è stata che i rischi economici «mutevoli» hanno acuito la necessità di un taglio perché il mercato del lavoro si sta raffreddando e i dazi decisi dalla Casa Bianca stanno facendo aumentare l’inflazione. Quindi, il numero uno della Fed nel suo discorso ha sottolineato che «la politica in territorio restrittivo, le prospettive di base e il cambio nella bilancia dei rischi potrebbero giustificare un adeguamento della nostra posizione». Powell, il cui mandato di presidente terminerà nel maggio 2026, ha ricevuto una standing dalla platea del Grand Teton National Park dove si tiene l’evento annuale ospitato dalla Federal Reserve di Kansas City. Ovazione ricevuta anche da Wall Street dove i listini hanno subito iniziato ad accelerare con il Dow Jones su dell'1,40% a 45.415,85 punti, il Nasdaq dell'1,30% a 21.385,523 punti e lo S&P 500 con un progresso dell’1,23% a 6.448,46 punti. Il mercato, insomma, ha ricevuto quello che voleva sentire. Sul floor di New York gli operatori erano pronti ad essere delusi dal discorso e invece sono stati piacevolmente sorpresi. Un sondaggio condotto da Spectra Markets tra i trader ha rilevato che circa il 44% degli intervistati si aspettava un discorso «da falco» o «estremamente da falco» da parte di Powell. Solo il 9% si aspettava un discorso «da colomba», mentre il resto si attendeva dichiarazioni che non propendessero in nessuna delle due direzioni. Gran parte dei trader ora vedono due tagli da qui alla fine dell’anno (il primo, col meeting di metà settembre).
Dal palco, il presidente della banca centrale Usa ha anche sottolineato che gli effetti dei dazi sui prezzi al consumo «sono visibili» in alcune categorie di prodotto. «Prevediamo che tali effetti si accumuleranno nei prossimi mesi, con elevata incertezza su tempi e importi. La questione fondamentale per la politica monetaria è se questi aumenti dei prezzi possano aumentare significativamente il rischio di un problema di inflazione persistente. Uno scenario di base ragionevole prevede che gli effetti saranno relativamente di breve durata: una variazione una tantum del livello dei prezzi. Naturalmente, una tantum non significa tutto in una volta», ha aggiunto.
Secondo il presidente della Fed, ci vorrà ancora tempo prima che gli aumenti tariffari si diffondano lungo le catene di approvvigionamento e le reti di distribuzione. Inoltre, le aliquote tariffarie continuano a evolversi, prolungando potenzialmente il processo di aggiustamento. La pressione al rialzo sui prezzi dovuta ai dazi può anche innescare una dinamica inflazionistica più duratura, e questo è un rischio da valutare e gestire. Una possibilità è che i lavoratori, che vedono i loro redditi reali diminuire a causa dell’aumento dei prezzi, chiedano e ottengano salari più elevati dai datori di lavoro, innescando dinamiche sfavorevoli tra salari e prezzi.
Nel suo discorso, che ha evitato un arroccamento sulle posizioni precedenti sul fronte dei tassi, Powell non ha fatto riferimento all’indipendenza della banca centrale finita sotto l’assedio di Donald Trump (il quale ha reagito al discorso del banchiere centrale dicendo che «avrebbe dovuto tagliare i tassi un anno fa»).

Il Tycoon ha inoltre annunciato che licenzierà la governatrice della Fed Lisa Cook se non si dimetterà.
Durante una visita improvvisata alla People’s House, un museo della Casa Bianca, il presidente ha ribadito: «Quello che ha fatto è stato sbagliato». Cook è stata nominata dall’ex presidente Joe Biden.

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