Politica economica

Pedaggi autostradali, rischio rincari: ecco cosa può succedere

"È dal 2018 che in Italia le tariffe non subiscono alcun rincaro". Oggi oscillano tra l'1,5% e il 3,5% gli aumenti richiesti dai concessionari per i pedaggi autostradali

Pedaggi autostradali, rischio rincari: ecco cosa può succedere

Automobilisti e autotrasportatori sono in attesa del decreto ministeriale di San Silvestro, il quale, a partire dal primo gennaio 2023, stabilisce gli aumenti dei pedaggi sulla rete autostradale nazionale.

Sul novantotto percento sul 98% degli oltre 6mila chilometri di rete autostradale a pedaggio, lo scorso anno, non ci fu alcun rincaro ma solo un adeguamento che riguardò la tratta A21 Piacenza-Brescia, gestita da Autovia Padana (gruppo Gavio). In quell’occasione il pedaggio è aumentato del +5,45 per cento. Attendono pazientemente anche le concessionarie dal momento che dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, avvenuto lo scorso 14 agosto 2018, gli incrementi dei pedaggi sono stati bloccati per quattro anni. Eppure in passato seguivano una sorta di automatismo.

Come spiega il Sole 24 Ore, le società concessionarie chiariscono che è compito dei ministeri competenti, Infrastrutture e trasporti (Mit) insieme a Economia e finanze (Mef), autorizzare o meno le richieste di aumento. Perciò, chi è che si sta occupando concretamente del dossier pedaggi è la Lega con i suoi ministri Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. Affinché ci sia un aumento il governo è obbligato a tenere conto del Pef, il piano economico-finanziario basato sui programmi di investimento di ciascuna concessionaria. Secondo le prime indiscrezioni, quello che è certo è che le concessionarie italiane, nonostante sistemi accessori e regolatori simili, avrebbero proposto degli aumenti nettamente inferiori rispetto agli altri Paesi europei: Francia +4,7% e Spagna +4%. La richiesta di quest’ultimo Paese, però, era +8,4%. Come spiega Diego Cattoni, presidente Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali, sempre al Sole 24 Ore: “È dal 2018 che in Italia i pedaggi autostradali non subiscono incrementi, diversamente da quanto previsto dalla normativa vigente. Ora, le richieste dei concessionari, inferiori alla media europea, sono al vaglio dei ministeri competenti. I piani di ammodernamento e potenziamento, messi in campo dalle concessionarie, costituiscono un elemento imprescindibile per la sicurezza e la sostenibilità della rete autostradale, che devono essere sempre considerate una priorità, tenuto conto anche dell'aumento generalizzato dei costi delle materie prime”.

La situazione

Dal 1° gennaio sulla A24-A25 non ci saranno aumenti. È ufficiale sia per Autostrada dei Parchi, la concessionaria delle autostrade A24-A25 Roma-L'Aquila-Teramo, che per Autostrade Alto Adriatico. Quest’ultima è controllata dalle Regioni Friuli Venezie Giulia, per il 67% e dal Veneto per il 33%. Controlla anche la A4 tra Venezia e Trieste e la A28 Portogruaro-Pordenone-Conegliano. Inoltre come riporta il Sole 24 ore, dopo un vertice al Mit tra il ministro Salvini, gli esponenti di Anas e il commissario straordinario Marco Corsini, è stato scongiurato un aumento anche per le autostrade A24-A25, ex gruppo Toto ora sotto la gestione Anas.
Situazione differente per Aspi, Autostrade per l'Italia, il principale gestore italiano a cui fa capo circa il 50% della rete a pedaggio. Roberto Tomasi, amministratore delegato, aveva pubblicamente parlato di una richiesta di aumento dell'1,5 per cento. Aspi, infatti, ha visto approvato il Pef, il quale prevede 21,5 miliardi di spesa per l'ammodernamento della rete. Soldi che verranno spesi nei prossimi 10 anni e che sono così suddivisi: 7 miliardi in manutenzioni e 14,5 miliardi in nuove opere. In particolare, il passante di Bologna, la gronda di Genova e la costruzione di terze e quarte corsie. Senza dimenticare lo sviluppo digitale, in particolare per le manutenzioni di ponti, viadotti e gallerie.
Anche il gruppo Gavio, secondo gestore nazionale, ha presentato al ministero una richiesta di aumento su tutte le tratte in concessione, in base sia ai contratti in essere sia di quelli in via di adeguamento. Nel primo semestre 2022 sono stati investiti, sulle tratte di competenza, circa 360 milioni di euro in nuove opere. Alla fine dell’anno si dovrebbero raggiungere 700 milioni. Fonti della Teem (Tangenziale est esterna di Milano, società cha fa capo al gruppo Gavio) indicano una richiesta di aumento, per la sola tangenziale milanese, di circa il 3,5 per cento.
Autobrennero e Brebemi Autobrennero è dal 2014 che ha sempre visto respinte dal Mit le richieste di aumento avanzate, con la sola eccezione del 2018, in quell’occasione fu approvato un adeguamento dell'1,67 per cento. Quest’anno la concessionaria della A22 Modena-Brennero avrebbe comunque proposto un incremento tariffario superiore al 3 per cento. Inoltre, Autobrennero sta lavorando per vedersi rinnovata la concessione. Al momento ha ricevuto dal Mit il via libera alla proposta di finanza di progetto da 7,2 miliardi di investimenti.

La Brebemi, direttissima Brescia-Milano, avrebbe invece proposto un aumento superiore al 2 per cento.

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