"Price cap? Utile solo se...". "Fondi Pnrr? Ok, ma stop austerity"

Ecco le previsioni per il 2023. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo intervistato gli economisti Giulio Sapelli e Nicola Rossi

"Price cap? Utile solo se...". "Fondi Pnrr? Ok, ma stop austerity"

Ecco le previsioni per il 2023. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo intervistato gli economisti Giulio Sapelli e Nicola Rossi.

Che giudizio dà della manovra?

Sapelli: “È una manovra di continuità con quella di Draghi con una flessione positiva di maggiore attenzione alle piccole e medie imprese e per il ritorno a un’economia pubblica che è una cosa diversa al ritorno di uno Stato nell’economia”.

Rossi: “Credo che fosse ciò che si poteva e si doveva fare nelle circostanze date. La definirei sufficientemente prudente e limitata, cioè ci sono le misure che dovevano esserci e non molto di più. Ma, francamente, non penso che ci dovrebbe essere molto di più. È sbagliato pensare che la crescita la faccia il bilancio pubblico”.

Col price cap usciremo dalla crisi energetica?

Sapelli: “No, faremo un passo avanti per coordinare le politiche energetiche, ma l’unico modo per uscire dalla crisi energetica è il ritorno ai contratti take or pay, cioè bisogna tornare a prima della finanziarizzazione della contrattualistica”.

Rossi: “Difficile a dirsi perché bisogna capire quali saranno le conseguenze del price cap. Credo che la crisi energetica durerà ancora un pochino perché non sappiamo come risponderà la Russia. È un qualcosa che comunque andava fatto, al di là degli impatti che effettivamente registreremo”.

Come e quanto i fondi del Pnrr potranno incidere sulla nostra economia?

Sapelli: “Tutto dipenderà dallo stato delle autonomie locali che mi sembrano in grande difficoltà. Bisogna ricostruire lo Stato a cominciare dalla reintroduzione delle province e dall’eliminazione delle regole dell’austerità per i Comuni. È necessario ridare ai Comuni la possibilità di fare economia e reintrodurre le gestioni in house”.

Rossi: “Incideranno sulla nostra economia se contribuiranno a cambiare il tasso di crescita di lungo periodo. Quel che accadrà fino al 2026 è poca cosa. Ciò che veramente dovrebbe accadere è che il tasso di crescita di lungo periodo della nostra economia salga di un punto o addirittura 1,5 in maniera da portarci quantomeno alla pari con gli altri Paesi. Se questo non avverrà, col debito che ci troviamo sulle spalle, avremo dei problemi molto seri”.

Che 2023 sarà per l’economia italiana?

Sapelli: “Sarà un 2023 di resistenza alla recessione internazionale e di posizionamento delle basi di una ripresa”.

Rossi: “Vi è un’ampia incertezza sul prossimo anno. Detto questo, il 2023 non sarà particolarmente emozionante dal punto di vista della crescita. Vi potrà essere un rallentamento indotto dalla necessaria nuova intonazione della politica monetaria. Sarà un prezzo da pagare perché la politica monetaria torni alla normalità, cosa che doveva essere fatta probabilmente in anticipo”.

A livello globale, invece, che 2023 ci aspetta?

Sapelli: “Ci aspetta un anno di stagnazione secolare, soprattutto a causa della recessione inevitabile della Cina”.

Rossi:

“Penso che i ritmi di crescita della Cina saranno stabilmente ridotti e ciò causerà problemi non piccoli anche per il resto del mondo. Per quanto riguarda l’area euro risentirà della nuova e dovuta intonazione monetaria”.

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