Transizione energetica

"Una primavera del nucleare è alle porte"

Pierluigi Totaro, presidente del Comitato Nucleare e Ragione, parla delle prospettive dell'innovazione energetica di frontiera. Prospettando una vera e propria primavera per il nucleare

"Una primavera del nucleare è alle porte" Esclusiva

Con il professor Pierluigi Totaro discutiamo oggi del futuro e delle prospettive dell'energia nucleare in Italia e del futuro dell'innovazione in materia. Totaro è docente a Trieste presso la Fondazione ITS A. Volta per le Nuove Tecnologie della Vita e presiede il comitato "Nucleare e Ragione". Il Comitato Nucleare e Ragione è un'associazione che da 12 anni si occupa di divulgazione scientifica nel settore dell'energia nucleare, con lo scopo di promuovere il raggiungimento di un’equilibrata strategia di approvvigionamento energetico della quale i cittadini siano resi partecipi e consapevoli. Nucleare e Ragione conta in tutta Italia più di 200 soci, tra cui numerosi studiosi, docenti universitari, tecnici e ricercatori di diversi ambiti della fisica e dell’ingegneria.

Il tema del nucleare è estremamente divisivo nel dibattito pubblico. Quali sono i colli di bottiglia principali che chi prova a portare il dibattito sul tema scientifico si trova ad affrontare?

"La gestione delle scorie e il rischio di incidenti continuano ad essere le due tematiche che destano le principali preoccupazioni del pubblico, anche se negli ultimi anni è emersa una maggiore consapevolezza in merito alle evidenze numeriche che attestano la sicurezza delle centrali e la validità delle tecniche di stoccaggio dei rifiuti nucleari. Resta tuttavia ancora molto radicata la convinzione che le fonti rinnovabili siano comunque sempre preferibili, e il nucleare continua ad essere erroneamente considerato una opzione alternativa, contrapposta ad esse, e non invece – come riconosciuto da tutti gli organismi internazionali – un loro prezioso alleato per velocizzare l’abbandono dei combustibili fossili".

Nel dibattito spesso si dimentica che l'Italia è una capofila storica della ricerca sul nucleare. E anche le innovazioni vedono un innalzamento delle capacità del sistema-Paese. Qual è lo stato dell'arte del settore?

"L’Italia non ha mai perso le proprie eccellenze nel campo dell’ingegneria nucleare: centri universitari quali il Politecnico di Milano e di Torino e gli Atenei di Pisa, Bologna, Roma, Palermo sfornano ogni anno decine di laureati nel settore dell’ingegneria energetica e nucleare; gruppi di ricerca italiani sono attivi non solo nell’ambito dei progetti internazionali sulla fusione, ma anche per lo sviluppo di reattori a fissione di quarta generazione. Non mancano inoltre le aziende coinvolte in progetti di costruzione di impianti nucleari all’estero e stanno sorgendo perfino le prime startup a partecipazione italiana per lo sviluppo di nuovi modelli di reattore".

La Tassonomia "verde" dell'Ue ha aperto al riconoscimento di alcune tecnologie nucleari come abilitanti la transizione energetica. Che impatto potrà avere negli anni a venire questa decisione?

"L’inclusione del nucleare nella Tassonomia, in vigore dal 1° gennaio 2023, faciliterà l’accesso a finanziamenti privati non solo per lo sviluppo di nuovi modelli di reattori nucleari, ma anche per la costruzione di centrali nucleari di terza generazione, già oggi disponibili sul mercato, nonché per adeguare gli impianti esistenti al fine di prolungarne la durata di utilizzo. Con queste misure sarà sicuramente più facile per l’Unione Europea raggiungere l’obiettivo di mantenere anche nei prossimi decenni una quota di almeno il 25% dell’elettricità prodotta con il nucleare. E forse anche qualcosa di più, grazie alla probabile costruzione di nuove centrali in Paesi come la Polonia, la Svezia e i Paesi Bassi".

L'agenda politica sta iniziando a considerare nuovamente lo sviluppo del nucleare, tanto in Italia quanto nel resto d'Europa. Che prospettive ci sono per il futuro?

"Ci sono importanti novità. La dichiarazione congiunta dei Ministri dell’Energia di 11 Stati Membri, pubblicata a margine di una riunione informale svoltasi a Stoccolma lo scorso 28 febbraio, fa emergere la forte volontà politica di rafforzare la promozione e il sostegno dell’energia nucleare nell’Unione. Sotto questa spinta, le prospettive di un rilancio in grande stile del nucleare in Europa sono molto incoraggianti. L’assenza dell’Italia a quella riunione, e le motivazioni addotte dal ministro Fratin, confermano invece quanto poco coraggiose siano le posizioni dei nostri governanti, le cui timide aperture spesso vengono seguite da vistose retromarce o da ambigui distinguo, come l’appoggio al nucleare «ma solo a quello di quarta generazione, sicuro e pulito»… quando - è bene ricordarlo - sicurezza e sostenibilità ambientale sono requisiti già ampiamente dimostrati e certificati dagli organismi internazionali anche per i reattori di terza generazione avanzata. Dunque non serve aspettare".

A che punto è il sistema industriale?

"A dispetto delle lentezze e dei tentennamenti della politica, le aziende italiane iniziano a muoversi. Ricordiamo l’annuncio di Federacciai, che lo scorso autunno ha comunicato l’intenzione di numerose imprese italiane di investire nel progetto sloveno di raddoppio della centrale nucleare di Krško. Ed è di questi giorni la notizia della sottoscrizione di una lettera di intenti da parte di Ansaldo Energia, Ansaldo Nucleare, EDF ed Edison, per rafforzare la collaborazione nello sviluppo del nucleare in Europa e per promuoverne l’impiego, in prospettiva, anche in Italia. Si tratta di una presa di posizione netta e potenzialmente dirompente".

Capitolo fusione: l'esperimento di Livermore ha fatto molto rumore. Sul piano scientifico e su quello delle prospettive politiche, che scenari si aprono?

"I risultati della ricerca sulla fusione nucleare sono molto promettenti, ma i recenti annunci, pur scientificamente entusiasmanti, non modificano di molto il quadro e si inseriscono all’interno di un percorso ancora lungo. Anche negli scenari più ottimistici, non possiamo ragionevolmente aspettarci un impiego commerciale di impianti a fusione prima della metà del Secolo".

In tutto il mondo ha preso piede un'attenzione crescente al mondo del nucleare, anche nei Paesi in via di sviluppo. Stiamo assistendo a una nuova primavera del settore?

"Ad oggi sono in costruzione, nel mondo, 57 reattori nucleari in 18 Paesi differenti, tra cui meritano senz’altro una menzione Paesi emergenti come la Turchia, il Bangladesh, la Bielorussia. Altre 30 Nazioni stanno considerando, pianificando o avviando un programma nucleare e un’ulteriore ventina ha espresso, recentemente, qualche forma di interesse. Il continente su cui si gioca la partita principale è l’Africa, dove è sempre più forte la spinta per ridurre la povertà energetica che attanaglia centinaia di milioni di persone.

Diversi Stati africani hanno avanzato concreti piani di sviluppo del nucleare, tra i quali ricordiamo l’Egitto (sono già due i reattori in costruzione), la Nigeria, il Kenya, il Laos, il Marocco, l’Algeria, il Ghana, il Ruanda e l’Etiopia. Forse una primavera del settore del nucleare è davvero alle porte!"

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