Il sistema produttivo ed economico lombardo rallenta, ma non si ferma, l’occupazione tiene, i settori rimangono in positivo e soprattutto gli imprenditori continuano ad avere fiducia. Questa l’ultima analisi congiunturale che conferma la forza della Lombardia e smentisce le previsioni negative dei soliti allarmisti. Ma rimaniamo vigili perché i problemi ci sono, penso al potere di acquisto limitato dall’inflazione, nonostante lo sforzo del governo per migliorare le buste paga con il taglio del cuneo fiscale o agli investimenti delle imprese procrastinati per i costi della liquidità. Problemi che non limitano l’ottimismo. Tra tutte, la principale causa del rallentamento sta nella politica monetaria della Bce per rispondere a un’inflazione con cause speculative e non tradizionali (costi energetici). Il fortissimo innalzamento dei tassi di interessi ha frenato chi, come la Lombardia, aveva già subito più degli altri la crescita esponenziale dei costi dell’energia. Da mesi chiediamo all’Ue di accompagnare la tradizionale politica monetaria della Bce con il ripristino del Fondo di garanzia europeo per l’accesso al credito, replicando quanto fatto nella pandemia sanitaria. Tristemente constatiamo di essere inascoltati.
Se l’Europa avesse ascoltato e agito come indicato dalla Lombardia, le aziende avrebbero continuato con l’accesso al credito, investendo per innovare. Quale sarà ora il ruolo delle banche? Negli ultimi anni irresponsabilità amministrative, in alcuni casi raggiri dei risparmiatori-clienti e rischiosissime attività speculative finanziarie, hanno portato giustamente il legislatore europeo a rafforzare vigilanza e norme di gestione. Le conseguenze però non sono state solo l’innalzamento di professionalità e competenze degli amministratori, processi gestionali rafforzati anche nella vigilanza interna, fusioni e incorporazioni funzionali al miglioramento della situazione patrimoniale, ma anche maggiori difficoltà di accesso al credito. Potremmo discutere di quanto sia funzionale all’economia una grande banca monopolizzatrice rispetto a istituti territoriali che tengano conto delle peculiarità economico-sociali dei territori.
Per far sì che l’Europa restituisca alle banche il loro ruolo, bisogna favorire la concessione di credito funzionale al cambio generazionale in una comunità, alla sua crescita economica e ai giovani per poter comprare casa e metter su famiglia, alle aziende per innovare, magari agevolando l’investimento del risparmio privato negli ecosistemi produttivi. Non possiamo più permetterci di dividerci tra «è colpa delle banche» e «le banche più di così non possono fare»: riprendiamo un dibattito europeo sul loro ruolo perché la competitività dipende da chi produce e non da chi specula, concentriamoci su strumenti che aiutino i territori più manifatturieri. In una strategia settoriale oltre ad aziende, università, centri di ricerca e formazione, gli istituti di credito hanno un ruolo fondamentale perché senza liquidità non si investe, non si innova, non si compete.
Banche sicure per i risparmiatori, ma anche protagoniste degli investimenti. Apriamo un dibattito perché attraverso le banche l’Europa sostenga e spinga l’economia reale: la riaffermazione del loro ruolo tradizionale, sarebbe una gran bella novità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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