Transizione energetica

Lo studio di Oxford: in Europa le rinnovabili convengono sempre di più

Uno studio di Oxford mostra i costi declinanti dei capitali nella partita delle rinnovabili. IlGiornale.it può anticiparne il contenuto

Lo studio di Oxford: in Europa le rinnovabili convengono sempre di più Esclusiva

In Europa la convenienza delle energie rinnovabili è sempre più in crescita proprio in rapporto al loro diretto contraltare, le fonti fossili. Lo riporta uno studio dell'Università di Oxford che ilGiornale.it è in grado di anticipare. Il rapporto Energy Transition and the Changing Cost of Capital del prestigioso ateneo britannico si è focalizzato sull'impatto economico-finanziario delle tecnologie per la transizione e segnala dati interessanti.

Concentrandosi sul costo del capitale proprio (equity) e del debito che a livello patrimoniale le aziende energetiche devono soddisfare si nota come essi siano notevolmente inferiori in una prospettiva a venire rispetto a quelli delle attività delle aziende focalizzate primariamente sui combustibili fossili.

L'Oxford Sustainable Finance Group scrive nel suo studio che a partire dal 2015 le aziende che generano energia elettrica basandosi su un mix energetico prevalentemente solare ed eolico hanno sperimentato una diminuzione del costo del capitale proprio cui i propri azionisti contribuiscono. Esso si è ristretto dal 17% al 14%, mentre al confronto carbone, petrolio e gas hanno un costo stabile attorno al 18%.

E sul costo del finanziamento al debito il trend delle aziende basate su fonti fossili è crescente, complice l'aumento dei tassi, al contrario di quello delle rinnovabili, dato in discesa. Ciò, si legge nello studio "potrebbe essere dovuto al fatto che storicamente le utility con più rinnovabili e energia a basse emissioni di carbonio erano significativamente maggiori in termini di MW medi di capacità di generazione, e ci aspetteremmo quindi che abbiano un costo inferiore di debito". Nel corso del tempo, "con il diminuire del divario nella capacità media, è diminuito anche quello della differenza nel costo del debito, forse perché è più basso per i nuovi entranti (come i produttori di energia indipendenti) piuttosto che più grandi utilities che stanno guidando la crescita delle rinnovabili" e che devono coprire molti costi fissi.

"Il costo del finanziamento è uno dei principali fattori che determinano il costo totale delle diverse tecnologie energetiche e riflette i rischi che i mercati finanziari percepiscono, ad esempio la rapidità con cui il carbone potrebbe essere soppiantato dalle energie rinnovabili", ha sottolineato l'economista Ben Caldecott, direttore dell'Oxford Sustainable Finance Group. La sfida ora sarà convogliare sempre di più capitali ed energie produttive verso l'energia a basso impatto carbonico o climaticamente neutro. E questo può essere un volano per politiche ambientali costruttive: la differenza tra Europa e Usa, ove le politiche pro-rinnovabili sono state meno incisive fino all'Inflation Reduction Act di Joe Biden, è percepibile dal positivo trend che l'Ue sperimenta rispetto agli Usa.

Lo studio di Oxford conferma che la via è tracciata: sul lungo periodo non è solo la bontà in termini ambientali ma anche l'efficienza economica a rendere conveniente la transizione green.

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