Un avvertimento ai regimi in nome della democrazia

I fanatici islamici che comandano a Teheran erano a un passo dal costruire la loro bomba atomica e non hanno mai fatto mistero che non avrebbero esitato a usarla non per difendersi da eventuali minacce, bensì per realizzare la loro ossessione di distruggere Israele subito e chissà chi poi

Un avvertimento ai regimi in nome della democrazia
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È vero che nelle guerre c'è sempre un elemento di irragionevolezza, ma in quella dichiarata ieri da Israele all'Iran degli ayatollah le ragioni decisamente prevalgono sul resto. I fanatici islamici che comandano a Teheran erano a un passo dal costruire la loro bomba atomica e non hanno mai fatto mistero che non avrebbero esitato a usarla non per difendersi da eventuali minacce, bensì per realizzare la loro ossessione di distruggere Israele subito e chissà chi poi. È un rischio che non solo Netanyahu, ma l'intero mondo libero non poteva permettersi. Va detta subito una cosa: Israele non vuole né distruggere né annettere l'Iran, solo estirpare un cancro il regime islamista che minaccia di divorarla. Lo ha fatto con la precisione chirurgica di cui è capace, andando a colpire soltanto i siti strategici dove si lavora alla bomba e uno per uno i signori del male, menti e artefici del progetto. Con la sua solita franchezza e durezza, Donald Trump ha parlato di «attacchi eccellenti» ed è difficile dargli torto. Chi pensa che questo avvicini una guerra mondiale si sbaglia, semmai è l'opposto perché indebolisce l'asse delle autocrazie Cina, Iran e Russia che hanno ingaggiato un braccio di ferro con le democrazie occidentali. Si chiama «guerra preventiva», che sempre guerra è, ma ha il fine di evitarne una ben più ampia e micidiale. La benedizione americana, e quella meno esplicita ma sostanziale europea, è anche un parlare a nuora l'Iran - perché suocera la Cina intenda: il mondo libero non rimarrà passivo nei confronti delle follie dei tiranni che lo minacciano. Che succede adesso? Se

Cina e Russia, come altamente probabile, staranno fuori dalla questione, il regime iraniano è con le spalle al muro, abbandonato del tutto anche dal mondo arabo che ieri non solo è stato zitto, ma che probabilmente ci ha messo del suo per il successo del blitz israeliano.

Se gli ayatollah non reagiranno rischiano la rivolta interna, se reagiranno malamente dovranno vedersela anche con l'America. A loro la scelta di come, speriamo, morire e restituire l'Iran al suo popolo dopo cinquant'anni di feroce dittatura religiosa.

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