
Con la sigla N7478D, il discusso Boeing 747-8 donato dal Qatar al governo statunitense è entrato ufficialmente nel registro degli aeromobili civili USA il 5 agosto, come conferma il database della Federal Aviation Administration.
Dopo una costosa riconversione da oltre 400 milioni di dollari per trasformarlo in un nuovo Air Force One, l’aereo trasporterà Donald Trump in missioni ufficiali; una volta concluso il mandato, entrerà a far parte delle dotazioni del tycoon per essere utilizzato nei suoi spostamenti privati. La registrazione solleva però un interrogativo cruciale: chi è il vero proprietario del jet? Nei documenti FAA, il nome risulta riservato ai sensi della normativa federale, come avviene per i velivoli privati dei miliardari. La scheda indica l’uso per “missioni governative”, analogamente ad altri aerei di Stato, ma senza la trasparenza che contraddistingue i velivoli ufficiali già in servizio.
Gli attuali Air Force One – due Boeing 747-200B di 38 anni – non figurano come velivoli civili e dovranno essere sostituiti da due nuovi 747-8 ordinati nel 2017 durante la prima presidenza Trump, con consegna ora prevista per il 2027. L’aereo qatariota, già usato nella configurazione VIP (valore stimato 150 milioni di dollari), è stato trasferito l’8 agosto dall’Alliance Airport di Fort Worth allo scalo di Waco, nei pressi dei laboratori L3Harris Technologies, incaricati di installare sistemi antimissile, rinforzi anti-EMP e comunicazioni criptate. Trump punta a farlo volare come trasporto presidenziale già dal primo trimestre 2026, ma esperti ed ex funzionari della Difesa dubitano della fattibilità, viste le complesse modifiche richieste per garantire sicurezza e standard del velivolo.
Andrew Hunter, ex assistente segretario dell’Air Force, ritiene quasi impossibile completare in tempi così brevi un aereo conforme ai requisiti presidenziali, a meno di rinunciare a molte specifiche. Stesso scetticismo da Frank Kendall, già segretario dell’Aeronautica, che avverte: il jet potrebbe essere pronto a febbraio solo riducendo drasticamente le modifiche, limitandone l’uso a voli interni. Secondo Richard Aboulafia, esperto aeronautico, consegnarlo nei tempi previsti significherebbe tagliare funzioni critiche di sicurezza, esponendo le comunicazioni di bordo a rischi di intercettazione. Il tema non è solo tecnico: accettare un aereo donato da un governo straniero solleva perplessità bipartisan su legittimità, etica e sicurezza. Alcuni senatori repubblicani hanno criticato l’operazione, mentre il costo stimato per l’ammodernamento, seppur classificato, potrebbe restare sotto i 400 milioni di dollari, finanziati anche allocando fondi dal programma missilistico Sentinel.
Nel frattempo, i due nuovi Air Force One ordinati a Boeing proseguono la loro lenta costruzione a San Antonio, con consegna ipotizzata per il 2027. L’azienda ha sofferto ritardi legati alla pandemia, a problemi di fornitura e alla bancarotta del subappaltatore GDC Technics incaricato degli interni.
Tuttavia, secondo Aboulafia, i recenti cambi nella dirigenza Boeing fanno sperare in un’accelerazione, con l’Aeronautica che valuta persino l’allentamento di alcuni requisiti di sicurezza per anticipare la consegna. Come ricorda Kendall, però, la priorità in ogni nuovo velivolo presidenziale deve restare la protezione del capo di Stato, senza compromessi dettati da costi o tempistiche.