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Le bombe sui narcos inguaiano il Pentagono. Ora Hegseth è a rischio

L'accusa: "Gli attacchi sono crimini di guerra". Ipotesi impeachment

Le bombe sui narcos inguaiano il Pentagono. Ora Hegseth è a rischio
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Il Manuale del Diritto di guerra del Pentagono è chiaro: «Le persone che sono state rese incoscienti o altrimenti incapaci da ferite, malattie o naufragio, al punto da non essere più in grado di combattere, sono fuori combattimento». In sintesi, l'uccisione deliberata di naufraghi è illegale. È il punto cruciale attorno al quale ruota il pasticciaccio - l'ennesimo - nel quale si trova il segretario alla Difesa Pete Hegseth, dopo che nei giorni scorsi il Washington Post ha rivelato alcuni dettagli dell'attacco con il quale il 2 settembre la US Navy ha colpito un'imbarcazione di presunti narcotrafficanti venezuelani, uccidendo 11 persone. Fu il primo di una serie di attacchi - finora 21, con 82 morti - della guerra dichiarata dall'Amministrazione Trump ai «narco-terroristi» che agiscono nelle acque dei Caraibi e fanno entrare negli Stati Uniti il fentanyl e altre droghe responsabili ogni anno di migliaia di decessi.

Nel lanciare l'attacco, Hegseth avrebbe ordinato di «uccidere tutti» i narcos a bordo del motoscafo. Pur nel quadro di dubbia legalità nel quale è condotta questa «guerra» (i narcos non sono combattenti stranieri, ma criminali che andrebbero arrestati e processati, rilevano gli esperti di diritto), e pur tenendo conto dell'avversione di Hegseth per le «stupide regole di ingaggio», come predicava da Fox News, il 2 settembre si sarebbero superati i confini. Un primo attacco all'imbarcazione, effettuato con due missili, avrebbe infatti lasciato due membri dell'equipaggio in vita. Un secondo attacco, con altri due missili, ha poi «completato il lavoro». Secondo deputati e senatori democratici e repubblicani che intendono far luce sull'accaduto, si potrebbe configurare un «crimine di guerra». A maggior ragione, dopo che in uno degli attacchi successivi, a ottobre, il Pentagono riferì che i superstiti di un battello sommergibile che trasportava droga vennero salvati e rispediti in Venezuela.

Dopo lo scoop del Post, la Casa Bianca ha cercato di spostare l'attenzione da Hegseth al comandante dell'operazione, l'ammiraglio Frank Bradley: «È stato lui a prendere la decisione, ed è stata corretta». Lo stesso Donald Trump ha cercato di allontanare da sé il polverone: «Non avrei ordinato il secondo attacco». Poi, durante la riunione di gabinetto di martedì alla Casa Bianca, Hegseth ha dato una sua versione dell'accaduto: «Ero presente al primo attacco, ma non ho visto superstiti. Mi sono allontanato e due ore dopo ho saputo del secondo. L'ammiraglio ha agito correttamente e ha il mio sostegno». Per i critici dell'Amministrazione c'è puzza di scaricabarile: difficile che qualcosa accada con questo Congresso, ma se dopo il voto di midterm i Dem dovessero riprendere il controllo della Camera, c'è il rischio di impeachment per il segretario alla Difesa e per lo stesso presidente. Oggi l'ammiraglio Bradley è atteso a Capitol Hill per riferire a porte chiuse.

Nel frattempo, un rapporto dell'Ispettore Generale del Pentagono, anticipato dalla Cnn, ha stabilito che a marzo, con la famosa chat su Signal nella quale svelò i piani di attacco contro gli Houthi in Yemen, Hegseth mise in pericolo i militari impegnati nell'operazione.

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