Politica estera

Droghe, omicidi, incendi: il carcere degli orrori dove rischia di finire Trump

A giocare a favore dell'accusa contro l'ex presidente degli Usa e 18 tra avvocati e collaboratori potrebbe essere la pessima reputazione della prigione di Rice Street, quella che dovrebbe accoglierli nel caso fossero trovati colpevoli di interferenza nelle elezioni

Droghe, omicidi, incendi: il carcere degli orrori dove rischia di finire Trump
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Un carcere sovraffollato, estremamente pericoloso, dove il rischio delle malattie e di essere ucciso dai tuoi compagni di cella è molto reale. Sembra l’ambientazione perfetta per quella che i sostenitori dell’ex presidente degli Stati Uniti considerano nient’altro che una caccia alle streghe, un processo condotto da procuratori politicizzati per impedirgli di riconquistare la Casa Bianca, ma per gli abitanti di Atlanta è solo il carcere degli orrori, quello dove le condizioni sono talmente disperate da rendere la condanna un vero e proprio supplizio. Lo sceriffo della contea di Fulton, una delle poche nello stato ad essere a maggioranza democratica, si è già vantato di aver preparato personalmente la cella ma le cose difficilmente andranno così. Visto che gli ex presidenti sono scortati dai servizi segreti 24 ore al giorno per ragioni di sicurezza, il passaggio nella Fulton County Jail, sarà probabilmente solo simbolico.

Fulton County Jail 2

Per gli altri imputati, quelli che secondo la controversa procuratrice Fani Willis, finanziata da una Ong del mefitico George Soros, nemico pubblico numero uno per i conservatori americani, sarebbero stati parte di un’associazione a delinquere per modificare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 nello stato della Georgia, questo carcere infernale potrebbe essere la residenza in caso di condanna. Molti esperti di legge definiscono l’uso della versione statale del Racketeering Influenced and Corrupt Organization Act, legge approvata negli anni Settanta per combattere la criminalità organizzata, un vero e proprio boomerang, ma fino a quando non si arriverà a un verdetto la prospettiva di finire nell’orribile carcere della capitale della Georgia potrebbe convincere qualche alleato di Trump a vuotare il sacco. Un comportamento poco etico ma che potrebbe portare a risultati concreti. Nessuno prende alla leggera la prospettiva di finire a Rice Street.

Una tattica spregiudicata

Le accuse presentate dal grand jury lo scorso lunedì nei confronti di Donald Trump e 18 persone tra avvocati, pubblici ufficiali o semplici collaboratori sono finite nel tritacarne del dibattito politico ma, almeno a sentire il procuratore capo della Contea di Fulton Fani Willis, gli imputati hanno tempo fino a mezzogiorno del 25 agosto per presentarsi ed essere inseriti nel sistema carcerario. Alcuni media hanno subito speculato, con non poca soddisfazione, che l’ex presidente si sarebbe dovuto presentare nella prigione di Rice Street ma l’ufficio dello sceriffo ha poi fatto sapere che “vista la natura straordinaria di questo caso, le circostanze potrebbero cambiare ad ogni momento”. Insomma, le cose potrebbero finire come lo scorso aprile a Manhattan, quando Trump non fu messo in manette e non dovette avere la tradizionale foto presa all’interno della prigione. Secondo molti conservatori l'accusa sarebbe disposta a tutto pur di ottenere il famoso mugshot, la foto che ogni arrestato deve fare per essere inserita nel sistema, così da poter essere usata ad nauseam in campagna elettorale. Lo stesso sceriffo Patrick Labat aveva dichiarato prima che l'accusa fosse resa pubblica che avrebbe scattato la foto proprio nella famigerata prigione.

Trump supporter Atlanta

Proprio per la pessima reputazione del carcere, è probabile che gli avvocati di Trump scelgano di pagare una cauzione per evitare che l’ex presidente debba passare una sola notte in questa infernale prigione ma non è detto che tutti gli altri 18 imputati siano in condizione di fare lo stesso. E sarebbe proprio qui che le disastrose condizioni della prigione potrebbero giocare un ruolo fondamentale per l’accusa, “convincendoli” a collaborare. C’è chi la chiama una semplice fishing expedition, un tentativo spregiudicato di trovare prove per puntellare un caso estremamente debole ma la macchina della giustizia continua ad avanzare come se niente fosse. Estremamente sospetta, poi, la calendarizzazione del processo prevista dalla Willis: il procuratore, infatti, vorrebbe che si iniziasse il 4 marzo 2024, un giorno prima del Super Tuesday, la giornata nella quale un gran numero di stati dell’Unione terrà le elezioni primarie per le presidenziali. Una coincidenza fin troppo sospetta, come il fatto che l’atto di accusa sia stato fatto circolare alla Reuters ancora prima che il grand jury avesse emesso la sua decisione.

La prigione della morte

Come potrebbe la sola prospettiva di finire dietro le sbarre far crollare avvocati esperti o gente che ha alle spalle una lunga carriera in politica? Semplice, perché finire a Rice Street potrebbe costarti la vita. Lashawn Thompson, lo scorso settembre, fu il settimo detenuto a morire all’interno del carcere, ma nel corso dei successivi tre mesi la situazione peggiorò non poco: altri otto carcerati avrebbero fatto la stessa fine, rendendo la prigione della Georgia una delle peggiori di tutti gli Stati Uniti. La scena del crimine fu talmente spaventosa da guadagnarsi le prime pagine dei giornali: Thompson fu trovato in una cella dell’infermeria del carcere in condizioni talmente pietose da costringere la guardia ad andare a vomitare in bagno. Lashawn era coperto di escrementi, con la testa infilata nel water: solo pochi giorni prima la stessa guardia aveva fatto una protesta formale per denunciare le condizioni disastrose nelle quali si trovava il carcerato. Lo sceriffo Labat, ansioso di portare avanti il progetto di una nuova, costosissima prigione, ha invitato i media a verificare le condizioni di Rice Street ma la mossa si è rivelata un mezzo boomerang. I dati rilasciati dall’ufficio dello sceriffo mostrano come ci sia almeno un accoltellamento ogni giorno, come la prigione ospiti quasi tre volte il numero di carcerati massimo e come la situazione sia complicata dalla mancanza di personale.

Patrick Labat aprile 2023

Chi si occupa della manutenzione spesso si rifiuta di lavorare, affermando di non sentirsi al sicuro. Il fatto che tre guardie siano state arrestate per aver agevolato un tentato omicidio non è che la ciliegina sulla torta. Molti di più sono stati licenziati per aver introdotto droghe nella prigione. L’impianto, aperto nel 1989 per ospitare 1125 carcerati, ne ospitava circa 2950 nello scorso dicembre, grazie ad accordi con altre prigioni delle contee vicine. 500 carcerati dormono non in una cella ma in aree comuni, in letti di fortuna che la prigione chiama chissà perché boats, barche. Nel 2011 il giornale più rispettato della Georgia, l’Atlanta Journal-Constitution, fece notare che la prigione di Fulton County era diventato il centro di trattamento di disturbi mentali più grande dello Stato, un fatto che negli ultimi 12 anni è molto peggiorato. Secondo lo sceriffo Labat, il 54% dei carcerati ha qualche problema mentale e ben il 75% è positivo al test antidroga al quale sono sottoposti quando arrivano. Un girone infernale dove un gran numero di persone finiscono dietro le sbarre solo per crimini minori, costretti a condividere le celle con criminali violenti, i cui processi durano anni visto che il sistema legale fatica a smaltire gli arretrati dovuti alla pandemia.

Fulton County deputies

Il risultato è davanti agli occhi di tutti: nel corso del 2022 a Rice Street si sono verificati 11 incendi, 534 risse, 114 accoltellamenti ed almeno due omicidi. Singolare come lo stesso sceriffo che è stato eletto con la promessa di demolire la prigione e costruirne una nuova di zecca ora la usi come spauracchio contro l’ex presidente degli Stati Uniti ed i suoi collaboratori. Vedremo come andranno a finire le cose ma la speranza è che la luce dei riflettori spinga finalmente a trovare una soluzione al disastro di questa prigione.

Nessuno dovrebbe essere costretto a scontare la sua pena in condizioni del genere, specialmente nei ricchi e potenti Stati Uniti d’America.

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