C'è stato un tempo in cui Marjorie Taylor Greene era la sostenitrice MAGA più agguerrita di tutti. Ma oggi tra lei e il presidente volano minacce e insulti. La deputata della Georgia, eletta per la prima volta al Congresso nel 14 distretto nel 2021, ha ingaggiato una battaglia senza esclusione di colpi contro il tycoon in una rottura a destra che fa suonare diversi campanelli d'allarme in casa repubblicana e in tutto il mondo conservatore. In una serie di post sul suo social Truth, Trump ha bollato Taylor Greene come "pazza" sostenendo che nelle midterm dell'anno prossimo dovrebbe essere sostituita, definendola anche "traditrice". Lei ha risposto in modo piccato: "Mi ha attaccato e ha mentito su di me".
La lite ha poi preso anche una piega inquietante ha detto della deputata, che sui social si è detta preoccupata per la propria sicurezza perché “le minacce contro di me sono alimentate e incitate dall'uomo più potente del mondo”. Ieri, Trump le ha trovato un nuovo soprannome, chiamandola 'Marjorie Taylor Brown', perché “l'erba verde diventa marrone quando inizia a marcire!”. “Credo nel popolo americano più di quanto creda in qualsiasi leader o partito politico e il popolo americano merita molto di più di come è stato trattato da entrambi gli schieramenti politici”, ha aggiunto la deputata Maga nel suo post.
Chi è Marjorie Taylor Greene
Fin dalla sua elezione, Taylor Greene si è posta come una delle più importanti esponenti della destra MAGA al Congresso e in generale nel mondo politico americano. Entrata nel Congresso con il bollo di sostenitrice Qanon, ovvero la teoria cospirativa su una presunta rete di pedofili legata ai democratici, si è sempre distinta per rappresentare la pancia del movimento creato da Donald Trump. Invisa al mondo dem, si è anche contraddistinta per posizioni complottiste, come quelle sugli incendi in California causati da un improbabile raggio laser, o l'accusa che molte sparatorie di massa fossero in realtà "false flag" arrivando a definire David Hogg, sopravvissuto alla strage di Parkland, in Florida, come un attore. La deputata però ha avuto anche posizioni violente e molto controverse. Nel 2021 venne presentata una mozione per rimuoverla dalle commissioni del Congresso per le sue parole contro Nancy Pelosi e molti altri esponenti democratici che secondo lei dovevano essere condannati a morte.

Nei quattro anni dell'amministrazione Biden è stata uno dei volti più riconosciuti dell'opposizione repubblicana. Celebre in questo senso il suo scambio con il presidente democratico durante l'ultimo discorso sullo stato dell'unione nel marzo del 2024. Non solo. Dopo i fatti del 6 gennaio si è posta come alfiere dell'opposizione e sostenitrice senza remore di Donald Trump in un momento in cui il partito Repubblicano lo aveva isolato. Paradossalmente il rapporto tra i due è cambiato proprio con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump.
Il peso del caso Epstein
La rottura definitiva si è consumata all'ombra del caso Epstein che negli ultimi mesi è stato una vera e propria spina nel fianco per Trump. Sul tema Taylor Greene è sempre stata in contrasto con l'amministrazione. La deputata, infatti, insieme ad altri tre colleghi si è unita ai democratici firmando una petizione che chiedeva la pubblicazione dei fascicoli sul caso del miliardario pedofilo morto suicida nel 2019. La decisione di votare un simile provvedimento ha scatenato le ire della Casa Bianca. Il tema è delicato per il presidente e questo per due motivi. Il primo è che nelle carte torna spesso il suo nome. Cosa che di per sé non rappresenta una grande novità, i legami tra Trump ed Epstein sono noti da anni e non sono mai stati un mistero.
Il secondo motivo ha a che fare con il modo in cui Trump ha gestito il suo rapporto con il dossier. Dopo la morte di Epstein la destra americana ha visto nella vicenda un grosso complotto volto a nascondere i nomi dei tanti che frequentavano il miliardario e che prendevano parte agli abusi. In particolare grosse fette del mondo MAGA vedevano nei documenti l'arma fumante che inchiodava decine di democratici ad abusi, Bill Clinton in testa. Trump e il suo entourage, dal 2020 in poi, intorno a questa lista di nomi, poi passata alle cronache come Epstein Files, hanno costruito parte del messaggio politico, promettendo che una volta tornato alla Casa Bianca avrebbe pubblicato tutto.

Alla fine di febbraio il dipartimento della Giustizia guidato da Pam Bondi aveva iniziato a rilasciare parte di questa lista. Ancora oggi sul sito del dipartimento si trova questa tranche di documenti con il titolo "Il procuratore generale Pamela Bondi pubblica la prima parte dei file declassificati su Epstein". Il problema è che quella "prima parte" è rimasta anche l'unica. A luglio lo stesso dipartimento aveva rilasciato un documento di due pagine che si limitava a dire che in realtà non era stata trovata una lista dei clienti di Epstein e che non ci sarebbero stati altri fascicoli.
Una retromarcia dell'amministrazione che ha gettato nel caos il mondo Maga. Da quel momento anche Marjorie Taylor Greene ha cambiato le sue opinioni sul ruolo di Trump tanto che oggi attacca decisa sul dossier: "Attacca me per dare un esempio e spaventare tutti gli altri repubblicani prima del voto sui documenti di Epstein. È sorprendente quanto si stia battendo per fermare la pubblicazione delle carte relative all'ex finanziere morto suicida in carcere".
The ratio on this post should serve as the ultimate warning to all of my Republican colleagues.
— Rep. Marjorie Taylor Greene (@RepMTG) November 15, 2025
You vote NO on Tuesday to release the Epstein files and face severe outrage from America.
Republicans don’t have support from women and this right here is a perfect example of why. https://t.co/bpOqCiQiBF
Il nodo della politica estera
La rottura sul caso Epstein in realtà è solo la punta dell'iceberg. Da mesi Taylor Greene è insofferente per una serie di posizioni che ha assunto la Casa Bianca. Per la deputata la decisione di Trump di investire molte energie e risorse sulla politica estera tradirebbe i principi dell'America First del primo Trump, ovvero occuparsi solo di questioni interne. In questo senso la guerra in Ucraina e in particolare quella a Gaza sono un problema. La prima sarebbe da chiudere e lasciare in mano agli europei senza spendere altro denaro in armi da mandare a Kiev, ma la seconda è quella più controversa.
Taylor Greene è stata la prima deputata repubblicana a chiamare "genocidio" la guerra di Israele a Gaza. Non solo. La deputata ha anche chiesto di interrompere la fornitura di armi allo stesso Israele. Fedele alla logica isolazionista dell'America First, Taylor Greene non ha nascosto la sua contrarietà ai raid contro l'Iran e a un maggior coinvolgimento degli Stati Uniti nell'escalation della regione.
Per Taylor Greene persino gli incontri alla Casa Bianca sono diventati un problema. In occasione della visita del presidente siriano Ahmed al-Sharaa si è lamentata dicendo che vorrebbe vedere "meeting fiume" alla Casa Bianca solo su questioni di politica interna e non di politica estera.
Il nodo dell'Ai e shutdown
Persino l'approvazione della misura One Big Beautiful Bill, con ingenti tagli delle tasse, non ha convinto la deputata, in particolare per la decisione di includere nel provvedimento un limite agli stati nella regolazione dell'intelligenza artificiale. Complessa anche la questione dello shutdown. Mentre repubblicani e democratici si scontravano sulla questione dei sussidi alla sanità, Taylor Greene ha attaccato il suo partito sostenendo che non avesse una linea per combattere l'aumento del costo delle cure mediche. In un'intervista alla trasmissione The View se l'è presa direttamente con il suo partito: "Sul tema non hanno mai risolto la situazione".
Il nodo di mutui e costo della vita
Dietro la rivolta di Taylor Greene c'è un generale malcontento nel modo in cui Trump e in generale il Gop hanno gestito il grosso tema del biennio 2024-2025: il costo della vita. Secondo lei la Casa Bianca sta facendo infuriare la gente facendo vero e proprio "gaslighting" sul tema dell'accessibilità economica, un tema che secondo lei lo stesso Trump sta minimizzando. Su questo tema la deputata spinge molto dopo le sconfitte elettorali in New Jersey e Virginia: "Il costo della vita è un problema, ne parlo da mesi", ha detto in un'intervista a Nbc News: "L'economia è molto importante e credo che questo sia stato un fattore significativo nelle elezioni".
Un altro fronte con l'amministrazione trumpiana deriva dal tema dei mutui. Qualche giorno fa il presidente ha detto che la Casa Bianca lavora a una proposta per realizzare mutui cinquantennali per aiutare nell'acquisto di case, una mossa per abbassare le rate. Greene si è mostrata come una delle meno entusiaste sul tema. Su X ha attaccato la proposta sottolineando che "ricompenserebbe le banche, gli istituti di credito e i costruttori di case, mentre le persone pagano interessi molto più alti nel tempo e muoiono prima di riuscire a saldare il mutuo".
My heart is with Americans who struggle to afford life in America today.
— Rep. Marjorie Taylor Greene (@RepMTG) November 15, 2025
After tyrannical covid lockdowns and gigantic government spending bailouts, inflation has driven cost out of control, while American jobs have been replaced by visa holders and illegals.
AFAO!!! https://t.co/8cu98aRrZi
La baruffa elettorale
C'è poi un ultimo scontro di fondo non meno importante: la partita elettorale. Taylor Greene da tempo vorrebbe qualcosa di più di un semplice seggio alla Camera dei rappresentanti, magari correndo come governatrice della Georgia, o meglio ancora come senatrice. Proprio l'anno prossimo scade il mandato di Jon Ossoff e Green pensava di candidarsi, ma l'appoggio di The Donald non è mai arrivato. Un retroscena svelato in diretta Instagram dalla deputata socialista Alexandria Ocasio-Cortez.
Per questo motivo la passionaria MAGA avrebbe dato il via a una campagna mediatica contro la Casa Bianca e il resto del partito: "Trump le ha detto di no e da allora ha iniziato un tour per vendicarsi", ha spiegato Ocasio-Cortez.