Politica estera

La crisi dei Verdi tedeschi: in Germania stufi delle follie green

Colpito dagli scandali, criticato dalle associazioni ambientaliste e dai Fridays for Future, il partito dei Verdi tedeschi è in crisi d'identità: ecco quali sono le cause

La crisi dei Verdi tedeschi: in Germania stufi delle follie green

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I Verdi in Germania stanno attraversando una crisi d'identità profonda. Anche a causa della guerra in Ucraina, il partito è stato costretto a scendere a compromessi su molti fronti e il partito rappresentato da Ricarda Lang e Omid Nouripour sta racimolando risultati deludenti. Nel Land di Brema - il più piccolo della Germania con appena 680mila abitanti, roccaforte della Spd - alle elezioni del 15 maggio scorso, il partito ecologista ha raccolto un misero 11,9%, con ben 5,5 punti percentuali in meno rispetto a quattro anni fa: è il peggior risultato dal 1999, quando il partito raccolse l'8,9%. Maike Schaefer, il principale candidato dei Verdi a Brema, ha spiegato ad Ard che il risultato è stato “deludente e amaro”, aggiungendo che avrebbe avuto conseguenze sulla tenuta del partito, riporta il Financial Times. Secondo un sondaggio "horror" pubblicato dal Bild il 25 aprile, i Verdi sono quarti, scavalcati persino da Alternative für Deutschland (AfD). Molti tedeschi, infatti, sembrerebbero non aver apprezzato la nuova "legge sul riscaldamento" di Habeck che vieterebbe l'installazione di nuovi impianti di riscaldamento a gas e gasolio entro il prossimo anno.

Lo scandalo

Il partito è finito nella bufera, nelle scorse settimane, per la vicenda legata all'ex sottosegretario all'energia verde Patrick Graichen - dimessosi nei giorni scorsi, e accusato di aver favorito un'associazione di cui fa parte la sorella. A causa delle polemiche che ne sono scaturite, il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck - anche lui esponente di spicco Verdi - ha confermato la decisione di licenziare il suo sottosegretario all'Energia. La decisione è arrivata dopo che, a seguito di alcuni audit interni, è emerso che Graichen, il sottosegretario che ha svolto un ruolo chiave nel pianificare la transizione verde della Germania, ha dato l'approvazione preliminare lo scorso novembre a un progetto da 600mila euro elaborato dall'ufficio regionale di Berlino dell'Ong Bund, dove lavora la sorella. "Secondo le regole di conformità, Patrick Graichen non avrebbe dovuto presentare questa bozza né avrebbe dovuto firmarla", ha detto Habeck in una conferenza stampa. "È un errore di troppo". Il vice cancelliere dei Verdi era stato sottoposto a forti pressioni - da parte di membri dell'opposizione e all'interno della sua stessa coalizione di governo - per licenziare Graichen.

Tensioni politiche nella coalizione di Scholz

L'esperienza dei Verdi nel governo di Olaf Scholz è complessa e allo stesso tempo controversa. Da un lato, non mancano le accese discussioni con lo stesso cancelliere e con i liberal-democratici dell'Fdp, che vorrebbero mantenere alta l'attenzione sulla questione ambientale sì, ma con maggiore pragmatismo e senza pesare sulle famiglie: dall'altro sono pressati dalle associazioni ecologiste radicali perché sono dovuti scendere a compromessi su varie questioni, soprattutto sul fronte energetico. Nel dare priorità alla sicurezza energetica, dopo l'interruzione delle fornitura dalla Federazione russa, i Verdi hanno infatti accettato di buon grado i combustibili fossili. Luisa Neubauer, la giovane leader di Fridays for Future in Germania soprannominata la "Greta tedesca", ha fortemente criticato le politiche del verde Habeck. Questo può rappresentare un serio problema per il partito, dato che, nel 2021, i Verdi si sono assicurati il ​​23% degli elettori di età inferiore ai 25 anni.

Ai "gretini" non è piaciuto il fatto che il governo tedesco abbia deciso di ripristinare, lo scorso anno, oltre 20 centrali a carbone tedesche che sono state riattivate o la loro disattivazione è stata ritardata.

E solo tre giorni dopo l'invasione russa dell'Ucraina il 24 febbraio, il cancelliere Scholz ha annunciato l'istituzione di vari terminali di gas naturale liquefatto (Gnl): non esattamente il programma "green" promesso agli elettori.

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