Per Donald diversivo ideale ma rischia i voti dei latinos. I Dem si giocano i moderati

Trump può rilanciare la legge di bilancio con la leva dell’immigrazione. La partita politica in vista del midterm

Per Donald diversivo ideale ma rischia i voti dei latinos. I Dem si giocano i moderati
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Donald Trump aveva bisogno di un diversivo per rilanciare l’immagine di una Casa Bianca impantanata nella guerra dei dazi e nelle mediazioni su Ucraina e Gaza, e scossa dal durissimo scontro con Musk. La California ha offerto al tycoon il suo terreno di battaglia preferito: l’immigrazione.

I principali media Usa sono concordi nel considerare le rivolte di Los Angeles un «regalo» insperato per Trump, politicamente scaltro nel rendere la situazione ancora più infuocata. Lo «showdown» con le autorità del più ricco e potente «Stato blu» alza il livello delle altre battaglie che l’Amministrazione ha ingaggiato in questi mesi con altri bastioni liberal: le università dell’Ivy League, gli studi legali legati ai Dem, agenzie federali come Usaid. Il linguaggio della Casa Bianca rimanda direttamente al tema che più sta a cuore in questi giorni a Trump, l’approvazione del suo big beautiful bill, l’imponente legge fiscale e di spesa contestata da Musk, che contiene tutte le priorità di politica interna dell’agenda presidenziale. A cominciare da più fondi per la lotta all’immigrazione clandestina e il completamento del Muro al confine col Messico.

«Le rivolte di Los Angeles dimostrano che abbiamo un disperato bisogno di più personale e risorse per il controllo dell’immigrazion», ha detto la portavoce Karoline Leavitt. Sicuramente, Trump farà ora leva sulle immagini che giungono da Los Angeles per spingere i Repubblicani ancora scettici ad approvare la sua legge, che secondo le stime dell’Ufficio Bilancio della Camera, aggiungerà in un decennio circa 3 trilioni di dollari al già colossale debito Usa.

Se il calcolo politico di Trump è evidente, meno chiaro appare l’obiettivo dei Democratici, impersonati in questo caso dal governatore Gavin Newsom e dalla sindaca di Los Angeles Karen Bass, la cui immagine era già stata fortemente compromessa dalla gestione degli incendi che nei mesi scorsi avevano devastato la città. Da un lato, Newsom e Bass, nel denunciare la manovra di Trump e nello schierarsi dalla parte di una gestione «moderata» delle proteste, danno voce a un sentimento diffuso in ampi settori del Partito democratico. «Schierare la Guardia Nazionale è una pericolosa escalation volta a provocare il caos», ha dichiarato l’ex vicepresidente e candidata alla Casa Bianca Kamala Harris, tra i pochi volti riconoscibili di un Partito ancora in cerca di una leadership, dopo la sconfitta di novembre. Dall’altro lato, Newsom e Bass, e i Dem che si sono schierati al loro fianco, rischiano di scavare un solco ancora più profondo con l’elettorato moderato che nelle ultime elezioni ha abbracciato l’agenda anti immigrazione di Trump. Ma anche per il tycoon, in vista delle elezioni di midterm del prossimo anno, si affaccia un rischio elettorale. Se il voto dei «Latinos» era stato fondamentale per riportarlo alla Casa Bianca, il pugno di ferro contro gli illegali potrebbe rivelarsi un boomerang.

«Non è questo quello per cui abbiamo votato», ha denunciato Ileana Garcia,

una senatrice dell’Assemblea statale della Florida, che nel 2016 ha fondato il gruppo «Latinas for Trump». Le tante bandiere messicane sventolate tra i manifestanti di Los Angeles potrebbero costare care ai Repubblicani.

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