
Elezioni seguitissime in Moldavia, caratterizzate da accuse di pesanti interferenze russe. La Commissione elettorale centrale ha riferito che oltre 1,59 milioni di cittadini, pari a circa il 51,9% degli aventi diritto, hanno votato. Tra questi, 264.000 moldavi nei seggi elettorali allestiti all'estero. La corsa ha visto contrapposti il Partito d'Azione e Solidarietà, al governo e filo-occidentale, e diversi oppositori filo-russi.
Filo Ue avanti
Il Partito d'azione e solidarietà (Pas) europeista della presidente Maia Sandu è avanti. Dopo l'iniziale rincorrersi delle percentuali, con i principali partiti appaiati, a spoglio giunto ormai all'80% il partito al governo ha raccolto il 44% dei consensi, staccando nettamente il Blocco patriottico filorusso guidato dall'ex presidente Igor Dodon, fermo al 28%. L'affluenza, la più alta mai registrata per il rinnovo dei 101 seggi parlamentari dell'ex repubblica sovietica, si è attestata al 51,9%.
Per la seconda volta di fila la Moldavia imbocca la via europea, prendendo le distanze dall'orbita di Mosca. A rafforzare ulteriormente la vittoria dal Pas potrebbero essere i voti della diaspora ancora da conteggiare: quasi un quinto dell'elettorato, che già nel 2024 consegnò agli europeisti la vittoria al referendum sull'adesione all'Unione grazie ad appena 13mila voti di scarto. L'attesa febbrile che ha accompagnato la giornata si è sciolta infine nel sollievo di Bruxelles, consapevole che in gioco non c'era solo il futuro del piccolo Paese incastonato tra Ucraina e Romania, ma anche un tassello cruciale della sicurezza del suo fianco orientale. Tra falsi allarmi bomba in patria e nei seggi all'estero, cyberattacchi attribuiti a Mosca, movimenti sospetti di elettori e un intervento pro-Cremlino del ceo di Telegram Pavel Durov rilanciato persino da Elon Musk, la giornata si è consumata in un'atmosfera elettrica, culminata in un'affluenza finale al 51,9%, la più alta mai registrata per il rinnovo dei 101 seggi parlamentari.
Interferenze russe
Sospette interferenze russe finite nel radar della polizia soprattutto nei 12 seggi speciali riservati agli elettori della Transnistria - la regione separatista filo-russa a est del Dniester, dove Mosca schiera ancora 1.500 soldati dopo la breve guerra degli anni '90 -, aperti nella capitale, nelle città di confine come Rezina e Varnița e in diversi villaggi della cosiddetta 'zona di sicurezzà. Proprio sul confine, gli osservatori indipendenti di Promo-Lex hanno segnalato l'arrivo in massa di almeno settanta persone a bordo di diciotto auto con targhe transnistriane. Poco più tardi, un gruppo di dieci individui scesi da due veicoli discuteva su chi votare seguendo le indicazioni di un canale Telegram sui loro smartphone. Episodi analoghi sono stati registrati anche nella Gaugazia autonoma. E in territorio russo dove, accanto alle lunghe file ai seggi, la polizia moldava ha denunciato convogli di autobus organizzati da Mosca per trasferire elettori con passaporto moldavo in Bielorussia. Una pratica vietata dalla legge, ma che - secondo gli analisti - il Cremlino sfrutterebbe trasformando Minsk in una zona franca per imporre una stretta sorveglianza. Non una novità: già nel 2024 alcune inchieste giornalistiche avevano svelato come la Russia orchestrasse veri e propri viaggi con voli charter e pullman verso Azerbaigian, Bielorussia e Turchia, nel tentativo di rafforzare l'allora candidato filo-russo Alexandr Stoianoglo, poi sconfitto da Sandu. Una caccia alle streghe, nella narrazione opposta del leader filo-russo Dodon allineata a quella del Cremlino che ha liquidato le ombre di manipolazione come "isteria".
"Oggi il potere politico trema davanti al popolo", ha tuonato l'ex presidente moldavo, accusando Sandu di voler "annullare i voti". E spingendosi già a convocare - a urne ancora aperte - per domani a mezzogiorno una "protesta pacifica davanti al Parlamento"