L'avvio nel febbraio del 2022 della guerra d'aggressione della Russia contro l'Ucraina ha segnato l'interruzione delle comunicazioni ai più alti livelli tra Kiev e Mosca. Come però riporta il Kyiv Independent, i due nemici negli ultimi anni sono riusciti a stabilire contatti, più o meno ufficiali, affidati a funzionari, oligarchi, spie e operatori umanitari.
Il primo canale di comunicazione tra Ucraina e Russia è stato aperto nelle prime ore del conflitto anche grazie all'iniziativa dell'oligarca russo Roman Abramovich. I contatti stabiliti allora portarono ai colloqui tra le due parti, rivelatisi poi fallimentari, in Bielorussia e in Turchia. Nel marzo del 2022, Mykhailo Podolyak, consigliere dell'ufficio presidenziale ucraino, definì Abramovich come un "mediatore estremamente efficace" che "ha moderato parzialmente il processo". Sempre all'epoca, il Wall Street Journal riportò che il presidente Zelensky chiese a Washington di non sanzionare l'oligarca in modo da non interrompere la sua mediazione.
Nonostante l'esito negativo degli sforzi diplomatici promossi attraverso tale canale, lo stesso anno Abramovich sarebbe stato coinvolto nell'accordo sul grano che riaprì i porti ucraini del Mar Nero e che fu firmato ad Istanbul. A partire dal 2023 la mediazione dell'oligarca si sarebbe spostata verso questioni umanitarie piuttosto che su negoziati politici ma quest'anno, alla vigilia del primo round di colloqui diretti tra Kiev e Mosca, la sua presenza è stata segnalata al Cremlino. Qui Abramovich avrebbe incontrato Putin, riporta il Kyiv Independent, sotto la "copertura" di una riunione del consiglio di amministrazione dei teatri Boloshoi e Mariinsky.
Un secondo canale di comunicazione più diretto, mai interrotto sin dall'inizio del conflitto sarebbe stato messo in piedi dall'intelligence militare ucraina con l'obiettivo di permettere gli scambi di prigionieri di guerra. A stabilire il collegamento nelle prime settimane dell'invasione fu l'ufficiale di Kiev Dmytro Usov che utilizzò il telefono di un soldato russo morto per chiamare il suo comandante. A rispondere dall'altra parte della linea Alexander Zorin, alto funzionario dell'intelligence militare di Mosca e veterano dell'operazione lanciata dalla Federazione al tempo della guerra civile in Siria. Tale comunicazione improvvisata si è poi evoluta in una forma più strutturata, ampliata grazie all'aiuto della Turchia, del Qatar e dell'Arabia Saudita.
Un altro canale tra i funzionari dei due Paesi in guerra è stato stabilito nel 2025 in parallelo all'accelerazione diplomatica impressa dalla Casa Bianca e proprio attraverso la mediazione americana. Il 16 maggio scorso le delegazioni dell'Ucraina e della Russia si sono incontrate, per la prima volta in forma diretta, a Istanbul. A rappresentare Mosca come capo negoziatore c'era Vladimir Medinsky, assistente di Putin, mentre il team ucraino era rappresentato dall'allora ministro della Difesa Umerov. Quest'ultimo avrebbe avuto numerose conversazioni telefoniche con la sua controparte russa e nei colloqui diretti avrebbe preso parte anche Zorin, l'ufficiale degli 007 della Federazione. Questo canale, ritenuto sbilanciato da Kiev che sostiene che Medinsky non abbia la stessa autorità di Umerov, non ha prodotto alcuna svolta politica e non è chiaro se sia ancora attivo.
Infine, un'ultima linea di contatto, che avrebbe giocato a sfavore di Kiev, sarebbe emersa a seguito dello scandalo di corruzione in Ucraina. Secondo le registrazioni audio pubblicate il mese scorso, i sospettati legati al monopolio nucleare ucraino Energoatom avevano legami con un funzionario russo e potrebbero aver trasferito denaro a Mosca.
Alla luce dell'esistenza di vari canali di comunicazione stabiliti tra i nemici, il Kyiv Independent si chiede per quale motivo essi non abbiano prodotti risultati concreti. Secondo Oleksandr Merezhko, a capo della commissione parlamentare ucraina per gli Affari esteri, ciò dipende dal fatto che il Cremlino usi i negoziati come un'arma.
Per far sì che le cose cambino, spiega l'esperto politico ucraino Ihor Reiterovych, sia l'Ucraina che la Russia dovranno formare delle squadre composte da elementi, in particolare appartenenti al mondo militare, in grado di prendere decisioni e di poterle implementare successivamente. Anche in quest'ottica andrebbe interpretata la partecipazione di Kyrylo Budanov, a capo dell'intelligence militare di Kiev, ai colloqui avvenuti il 24 novembre con le delegazioni di Washington e di Mosca ad Abu Dhabi.