Guerra

La guerra non risparmia i caduti. Abbattuto il monumento agli Alpini di Russia

Sui media russi sono apparse le foto della stele in memoria dei caduti alpini abbattutto nella regione di Belgorod. L'episodio è solo l'ultimo di una serie di attacchi contro i monumenti ai morti italiani della ritirata dalla Russia

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La guerra della Russia in Ucraina non risparmia neanche la memoria dei caduti italiani della Seconda guerra mondiale. Nella regione russa di Belgorod, terra al confine con l'Ucraina e oggetto di ripetute incursioni di droni ucraini e di gruppi paramilitari, alcune persone hanno abbattuto la stele in ricordo degli Alpini caduti nella campagna di Russia. Il sito russo Mash, un raccoglitore di notizie, ha rilanciato la notizia anche sul proprio canale Telegram parlando di un gruppo di "anonimi patrioti" che ha distrutto un monumento agli "invasori fascisti italiani".

L'atto vandalico non è il primo di questa matrice e ricorda come questa guerra stia riportando in auge antichi rancori che il passare degli anni aveva sopito, unendo i popoli che un tempo avevano sparso il loro sangue sui campi di battaglia dell'Europa. Nell'oblast di Voronezh, erano stati abbattuti un cippo e un piccolo monumento sempre in memoria degli alpini che facevano parte dell'Armata italiana in Russia. Un monumento anche dall'altro valore simbolico, dove erano raffigurati la tipica "penna nera" degli Alpini e la stella rossa. Oggetto di attacchi con la vernice è stato anche il Ponte degli alpini per l’amicizia, voluto dall'Associazione nazionale alpini a Livenka. Il ponte fu eretto sul luogo in cui fu combattuta la drammatica battaglia di Nikolaevka, uno dei più feroci scontri tra divisioni alpine e soldati sovietici mentre le forze dell'Asse compivano la loro grande ritirata, lasciandosi alle spalle l'inferno del gelo russo.

Ricordi drammatici di un passato di sangue che sia la Russia che l'Italia avevano negli anni lasciato sedimentare nella memoria collettiva, facendo sì che non prevaricasse l'ordio ma il rispetto reciproco e la solenne promessa che nulla di tutto quello si sarebbe più ripetuto. Il ricordo dei caduti, voluto dalle loro famiglie ma rispettate anche dalle comunità locali, aveva per anni fatto da collante tra chi aveva perso i propri cari su quei campi di battaglia, anche se su fronti opposti. Mash ricorda che alcuni gruppi "patriottici" avevano già chiesto anni fa la rimozione di quel cippo che onorava la memoria di chi era morto combattendo contro altri russi. Ma le autorità non hanno mai dato seguito. Quei monumenti sono sempre stati un ricordo, ma anche un gesto di rispetto nei confronti di ragazzi morti a migliaia di chilometri dalle proprie case, in una campagna militare disperata.

Un rispetto che, a ogni latitudine, viene oggi sommerso dalla guerra e dalla propaganda.

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