Zelensky "tradito" dai suoi collaboratori: "Deriva messianica"

Il Time racconta la convinzione di Zelensky nella vittoria e la sua delusione per il calo del supporto occidentale. La rivista americana raccoglie anche le preoccupazioni dei collaboratori vicini al presidente ucraino

Zelensky "tradito" dai suoi collaboratori: "Deriva messianica"
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Per Volodymyr Zelensky non è facile essere ottimisti. Anche se appare solido nelle dichiarazioni ufficiali, il supporto occidentale all’Ucraina comincia a vacillare. Secondo un sondaggio Reuters il 41% degli americani è favorevole all’approvazione da parte del Congresso di nuovi aiuti a Kiev. A giugno, all’inizio della controffensiva, si esprimeva a favore il 65% degli intervistati. Il presidente ucraino è consapevole della stanchezza dell’opinione pubblica internazionale nei confronti del conflitto scatenato dall’aggressione russa che ha già provocato la morte di decine di migliaia di persone su entrambi i fronti. “Non penso che l’Ucraina possa permettersi di stancarsi della guerra”, dichiara l’ex comico al Time aggiungendo però che in realtà “molti di noi non ammettono di essere stanchi”.

La rivista americana ha seguito il presidente ucraino sin dalla sua recente visita negli Stati Uniti sottolineando l’accoglienza in tono minore riservata al leader straniero rispetto alla sua precedente missione a Washington nel dicembre del 2022. In quell’occasione Zelensky aveva parlato a Capitol Hill, riunito in seduta congiunta e interrotto continuamente da standing ovation, annunciando che il suo Paese aveva sconfitto la Russia nella battaglia per le menti del mondo”.

A settembre i suoi consiglieri di politica estera gli avevano persino consigliato di cancellare il viaggio negli Stati Uniti. Di lì a poco alla Camera i malumori all’interno del partito repubblicano causati anche dal dibattito sullo stanziamento di nuovi fondi a favore dell’Ucraina avrebbero portato alla rimozione dalla carica dello speaker Kevin McCarthy. Le cose non vanno meglio nel partito di Joe Biden che vede crescere la diffidenza nei confronti del presidente ucraino. Gli esponenti democratici in una seduta parlamentare a porte chiuse lo hanno infatti sottoposto ad una raffica di domande incalzanti. “Mi hanno chiesto cosa accadrebbe se non ci inviassero gli aiuti. Accadrebbe che perderemmo”, racconta Zelensky a Simon Shuster, il giornalista del Time.

Nel lungo servizio pubblicato dal settimanale americano emerge in maniera evidente lo scoramento del leader ucraino. “La cosa più spaventosa è che una parte del mondo si è abituata alla guerra in Ucraina” sostiene Zelensky al rientro a Kiev dopo la sua visita a Washington riconoscendo che “nessuno crede quanto me nella vittoria” e trasmettere questa convinzione ai suoi alleati richiede molta energia.

I suoi consiglieri ammettono che il presidente è cambiato. Sono spariti il suo ottimismo, il suo senso dell’umorismo, la sua tendenza a vivacizzare le riunioni nella sala di crisi. "Ora entra, riceve gli aggiornamenti, dà gli ordini e se ne va”. Dopo il ritorno nella capitale ucraina Zelensky “è arrabbiato, conferma un suo stretto collaboratore. Un altro riporta come l’ex comico si senta tradito dagli alleati occidentali che gli avrebbero fornito gli strumenti solo per sopravvivere e non per vincere la guerra.

Il reporter del Time raccoglie la preoccupazione di uno degli uomini più vicini al presidente per il quale l’incrollabile fiducia nella vittoria da parte di Zelensky sta assumendo dei tratti messianici. “Si illude. Non abbiamo più opzioni. Non stiamo vincendo e dirglielo è impossibile”, racconta questo consigliere al settimanale. La testardaggine del leader starebbe inoltre impedendo alla squadra presidenziale di formulare una nuova strategia e un nuovo messaggio necessari dopo quasi due anni di guerra.

Il presidente stesso esclude la possibilità di una tregua o di un accordo di pace con i russi che preveda la perdita di territori ai danni di Kiev, in questo in linea con il volere degli ucraini espresso nei sondaggi. “Per noi significherebbe lasciare una ferita aperta alle generazioni future” afferma Zelensky secondo il quale in caso di un’intesa non cesserebbe di esistere la “forza esplosiva” del problema e si otterrebbe soltanto un rinvio della resa dei conti.

Lo scoppio della guerra in Medio Oriente non aiuta il leader ucraino a mantenere accesi i riflettori sul conflitto nell’Europa dell’est. C’è poi un nemico, non meno pericoloso di quello presente sul campo di battaglia, con cui Zelensky dovrà fare i conti se vorrà mantenere il supporto occidentale: la corruzione.

Anche se sono state prese misure importanti per combattere quella che viene considerata una piaga nazionale, quando il reporter del Time ne chiede conto ad un consigliere del presidente ottiene una risposta non rassicurante: “La gente sta rubando come se non ci fosse un domani”.

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