
C'è la mano di Jared Kushner dietro l'accordo in 20 punti su Gaza presentato da Trump nelle scorse settimane e sui negoziati che sembrano aver messo fine alle operazioni militari israeliane nell'exclave palestinese. La svolta in Medio Oriente a cui ha contribuito anche Steve Witkoff, grande alleato del tycoon e di suo genero (tutti e tre, non a caso, uomini d'affari), segna il ritorno sulla scena pubblica di Jared - e della moglie Ivanka Trump - dopo un apparente ritiro dall'attivismo registrato nel corso del primo mandato di The Donald.
Il Wall Street Journal scrive che si tratta di una straordinaria ricomparsa pubblica per Kushner che dirige una società di investimenti con ingenti legami con i governi arabi. Tali rapporti gli avrebbero permesso di consigliare Trump sulla politica estera in Medio Oriente e di raggiungere un accordo per la fine del conflitto. Ma non solo. Il quotidiano finanziario riporta che Kushner negli scorsi mesi è stato un punto di riferimento per i funzionari della squadra del tycoon, tra cui il segretario al Commercio Howard Lutnick e il titolare del Tesoro Scott Bessent sui negoziati commerciali con la Cina e persino sulle politiche in materia di giustizia penale.
Chi descriveva Jared e consorte ormai lontani dai circoli di Washington dopo il loro trasferimento sull'isola artificiale di Indian Creek, denominata il "bunker dei miliardari", si è dunque dovuto ricredere. È in questo avamposto a nord di Miami, solo in apparenza lontano anni luce dalla Beltway e da Gaza, che una decina di giorni fa Kushner ha saputo della prima apertura di Hamas alla proposta di pace americana che proprio lui e Witkoff hanno aiutato a stilare.
Pochi giorni prima, a fine settembre, Kushner era nello Studio Ovale durante l'incontro del presidente statunitense col premier israeliano Benjamin Netanyahu. L'incontro con Bibi si conclude con una telefonata di scuse da parte del premier dello Stato ebraico al leader del Qatar per il raid a Doha contro Hamas del 9 settembre e, soprattutto, con la presentazione della road map per Gaza. Centrale nel summit alla Casa Bianca e negli eventi delle ultime settimane, confermano i media Usa, il ruolo del genero del commander in chief, il quale al tempo del Trump I ha aiutato a mettere in piedi gli accordi di Abramo tra Tel Aviv e alcuni suoi vicini arabi.
"Non troverete nessuno più capace", ha detto il presidente Usa di Kushner che lunedì scorso, assieme all'inviato speciale Witkoff, è salito a bordo di un aereo diretto in Egitto per completare i negoziati per la liberazione degli ostaggi in mano ai miliziani islamisti e per stabilire un cessate il fuoco nella Striscia. Un'incessante attività diplomatica per il marito della figlia del miliardario che è culminata con la sua partecipazione alla riunione in cui il governo Netanyahu ha approvato l'intesa preparata dagli americani e appoggiata da diversi Paesi arabi.
Il Wall Street Journal scrive che si tratta di una straordinaria ricomparsa pubblica per Kushner che dirige una società di investimenti con ingenti legami con i governi arabi. Tali rapporti gli avrebbero permesso di consigliare Trump sulla politica estera in Medio Oriente e di raggiungere un accordo per la fine del conflitto. Ma non solo. Il quotidiano finanziario riporta che Kushner negli scorsi mesi è stato un punto di riferimento per i funzionari della squadra del tycoon, tra cui il segretario al Commercio Howard Lutnick e il titolare del Tesoro Scott Bessent sui negoziati commerciali con la Cina e persino sulle politiche in materia di giustizia penale.
"Quando tornerò a casa scoprirò che mia moglie ha cambiato la serratura", ha affermato scherzando Kushner. Se il piano di pace andrà avanti, lui e Witkoff saranno coinvolti nella ricostruzione di Gaza e per questo motivo i due sono già in contatto con gli sviluppatori immobiliari che intendono realizzare il sogno di Trump di una "Riviera del Medio Oriente". Intanto in un discorso pronunciato ieri sera nella piazza degli ostaggi a Tel Aviv, Kushner, figlio di una famiglia ebrea, ha sottolineato l’“impegno” del presidente americano "nel perseguire la pace, nel vedere gli ostaggi tornare a casa, nel garantire la sicurezza di Israele e la stabilità e prosperità dell’intero Medioriente".
A proposito della strage del 7 ottobre, che sembra aver motivato il suo impegno personale per la risoluzione del conflitto nella Striscia, il genero del presidente Usa ha affermato che da allora il suo “cuore non è stato più completo”.