Forse non basterà a salvare i cristiani d’Africa, ma di sicuro è una lezione per l’Europa inerte di fronte all’avanzata jihadista che dalla Nigeria risale il Sahel e raggiunge il Mediterraneo.
Certo chi non ama Donald Trump non stenterà a individuare nei raid contro le basi nigeriane dell’Isis ogni contraddizione possibile. Qualcuno ricorderà che aveva promesso non solo di pacificare Gaza e l’Ucraina, ma anche di farla finita con le guerre «infinite» care ai suoi predecessori. Altri spiegheranno che tra Venezuela e Nigeria corre il comune denominatore del petrolio. O che l’ha fatto solo per tenersi stretto il voto delle chiese evangeliche. Argomenti elegantemente colti, perfetti per seppellire sotto il consueto fiume di obiezioni «politicamente corrette» i termini dell’azione. Termini nella pratica assai chiari.
I raid messi a segno da Africom (Comando Usa per l’Africa) nella Nigeria nord occidentale hanno colpito le basi dell’Issp (Stato Islamico della Provincia del Sahel) una fazione dell’Isis conosciuta localmente con il nome di Lakurawa. Certo non si tratta del famigerato Boko Haram attivo nel Nord Est del paese. Ma se non è zuppa è pan bagnato. Per capirlo bastano i report di Open Doors, l’organizzazione che ogni anno fa il punto sulla situazione dei 380 milioni di cristiani perseguitati nel mondo. Secondo Open Doors in Nigeria il combinato disposto di attentati suicidi, razzie, rapimenti e attacchi a mano armata messi a segno tra l’ottobre 2023 e 2024 da vari gruppi jihadisti (da Boko Haram fino alle spietate bande dei pastori Fulani passando per i Lakurawa) è costato la vita a 3.100 cristiani. Fratelli nella fede per cui nessuno in Europa ha sprecato una parola. È vero le bombe americane da sole non risolveranno il problema. Però sono un segnale. Rivolto non solo ai fanatici dell’Isis, ma anche al governo nigeriano. Un governo perennemente latitante di fronte alle richieste di arginare il terrore islamista e le stragi di una comunità cristiana che rappresenta il 45 per cento della popolazione.
Il doppio avvertimento è presente nelle parole di Trump fin dallo scorso novembre quando disse di esser «pronto a entrare in Nigeria ad armi spianate se il governo continuerà a permettere il massacro dei cristiani». Un messaggio ignorato anche da quel presidente Bola Tinubu, che ora si dice pronto a dare pieno appoggio agli Usa. Ma se guardiamo agli obiettivi colpiti capiamo anche come i raid trumpiani siano un succedaneo per quanto l’Europa non sa e non vuole fare. La zona del nord ovest della Nigeria è quella da cui il terrore jihadista dei Lakurawa si propaga nel Niger. Da lì - seguendo le piste del traffico di uomini - si diffonde nel Burkina Faso e nel Mali o raggiunge il Mediterraneo dopo aver risalito il deserto libico.