L’Italia e il timore di una escalation: "Nuove sanzioni contro la Russia"

Tajani: è l’unico modo per costringere Putin a negoziare. Kallas: la guerra durerà

L’Italia e il timore di una escalation: "Nuove sanzioni contro la Russia"
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da Roma - Che il raid di droni russi sui cieli della Polonia sarebbe stato l'inizio di una inevitabile escalation lo davano tutti più o meno per scontato. Dai vertici della Nato alle principali cancellerie europee, Palazzo Chigi compresa. Non solo perché sono tutti convinti che quella di Vladimir Putin sia stata una provocazione intenzionale, ma perché l'impressione è che Mosca voglia fare il possibile per destabilizzare l'Alleanza Atlantica con quella che è di fatto una sorta di «guerra ibrida». Che, inevitabilmente, comporta una risposta, tanto che proprio ieri la Polonia ha deciso di schierare 40mila soldati al confine tra Russia e Bielorussia, dove proprio oggi inizieranno i cinque giorni di esercitazioni militari congiunte Zapad-2025 tra Mosca e Minsk che dovrebbero coinvolgere circa 30mila militari a ridosso della frontiera polacca. Per il momento schermaglie, certo. Ma è inevitabile che il livello di preoccupazione continui a crescere sensibilmente.

Ieri Giorgia Meloni non è tornata pubblicamente sul tema, ma si è continuata a tenere in contatto con i partner europei. L'Italia, aveva fatto sapere la premier poche ore dopo la violazione dello spazio aereo polacco, «continuerà a lavorare per garantire la sicurezza europea». E uno dei principali fronti su cui impegnarsi a livello Ue è proprio quel «muro di droni» annunciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Perché l'incursione russa non solo è un precedente, ma anche dimostrato una certa fragilità della difesa europea visto che su 19 droni ne sono stati abbattuti solo 4 e alcuni sono arrivati per chilometri e chilometri dentro il territorio polacco.

Un attacco, ribadisce il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante un accesissima informativa in Senato, che resta «un fatto gravissimo e inaccettabile», una «offesa alla sicurezza dell'intera area euro-atlantica». Per questo «l'Italia ha espresso immediatamente piena solidarietà alla Polonia, ribadendo il suo impegno per la difesa della sovranità e dell'integrità territoriale».

Una provocazione che dimostra quanto Putin sia poco o niente interessato ad avviare davvero una fase negoziale con l'Ucraina. Un concetto su cui nelle scorse settimane si è soffermata più volte Meloni, anche in occasione della pioggia di missili russi che a fine agosto ha colpito Kiev. «Queste iniziative russe - ribadisce in Senato Tajani - sono in palese contraddizione con il percorso che sembrava avviato con il Vertice in Alaska». Gli fa eco il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, secondo cui l'incursione russa «insegna diverse cose». In primo luogo, che «quando parliamo di investimenti in difesa parliamo di investimenti per la nostra libertà» e poi che «la strada per la pace in Ucraina è ancora molto lunga» per «Putin ogni giorno lavora per allontanarla». Nonostante questo, dice Tajani, è «essenziale intensificare la pressione su Mosca affinché si sieda al tavolo dei negoziati, a cui dovrà partecipare anche l'Unione europea». E per farlo vanno utilizzati «tutti gli strumenti a nostra disposizione per ostacolare il finanziamento della sua macchina da guerra», anche «attraverso nuove sanzioni».

Un confronto negoziale che in verità appare ancora molto lontano.

Lo sanno bene sia Meloni che Tajani. E ieri lo ha detto in maniera inequivocabile l'Alta rappresentante Ue per la Politica estera. In Ucraina, è infatti la previsione di Kaja Kallas, ci saranno ancora «almeno due anni di conflitto».

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