Donald Trump, definito spesso il demolitore, nel bene nel male, dell'ordine mondiale ha colpito, letteralmente, anche alla Casa Bianca. Nelle scorse ore e nel giro di tre giorni le ruspe entrate in azione lunedì hanno infatti completato la demolizione dell'Ala Est della storica residenza presidenziale al 1600 di Pennsylvania Avenue. Al suo posto, sgomberate le macerie, sorgerà una maestosa sala da ballo, un progetto fortemente voluto dal tycoon e i cui costi sono già lievitati dai 200 milioni di dollari ai 300 secondo quando riportato dal Washington Post. I fondi, a detta del presidente Usa, dovrebbero essere stanziati da lui stesso e da una serie di ricchi donatori.
Le rassicurazioni del commander in chief non rassicurano però del tutto i critici, tra i dem e non solo. In questi giorni le foto di una parte della Casa Bianca ridotta ad un cumulo di macerie hanno sollevato accese polemiche sia per l'assenza dell'autorizzazione al progetto da parte dell'agenzia federale che sovrintende alla costruzione degli edifici federali sia per le promesse iniziali di Trump su un intervento edilizio non così profondo. Non ha contribuito a rasserenare gli animi l'ordine di non condividere scatti dei lavori in corso emesso dall'amministrazione repubblicana e rivolto ai dipendenti dell'adiacente dipartimento del Tesoro.
Intervenendo sulla questione, il leader Usa ha affermato che per costruire il salone da ballo "come si deve" era necessario procedere alla demolizione dell'Ala Est e ha sminuito la sua importanza definendola un "piccolo edificio" che "non è mai stato considerato un granché". Gli esperti hanno prontamente contraddetto The Donald sul valore storico della East Wing. Costruita nel 1902 durante l'amministrazione di Theodore Roosevelt con l'aggiunta di un secondo piano negli anni Quaranta, l'Ala Est rappresentava il lato più soft e apolitico della "Casa del Popolo" poiché ospitava gli uffici della first lady e fungeva da "porta d'accesso" per i visitatori della storica residenza. Il New York Times ha ricordato due episodi in cui la East Wing ha fatto notizia. Nel 2009, quando due ospiti aspiranti star di reality riuscirono a superare i controlli di sicurezza e ad accedere alla prima cena di Stato dell'amministrazione Obama. E l'11 settembre 2001, quando i servizi segreti trasferirono il vicepresidente Dick Cheney nel bunker collocato al di sotto dell'Ala Est costruito come rifugio per il presidente Franklin D. Roosevelt ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Mentre si apprende che la nuova ballroom sarà collegata alla struttura principale della Casa Bianca tramite un "ponte di vetro", la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha risposto alle polemiche dichiarando che Trump è stato "incredibilmente trasparente" e ribadendo che la nuova sala da ballo "sarà finanziata interamente dal presidente e da altri generosi patrioti".
Affermazioni che devono però tenere conto dell'impopolarità del progetto. Un sondaggio YouGov condotto martedì ha infatti rilevato che il 53% degli americani era contrario alla demolizione di una parte dell'Ala Est, il 23% era a favore e il resto era indeciso.