Per la seconda volta in due giorni torna a farsi vivo Serghei Lavrov. Il ministro degli Esteri russo, la cui assenza mercoledì scorso ad una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale non era passata inosservata, ha oggi dichiarato che i territori di "Crimea, Donbass e Novorossiya" annessi tramite i referendum del 2014 e del 2022 non sono in discussione e che la Russia risponderà in modo "appropriato" se i Paesi occidentali alleati dell'Ucraina dovessero decidere di trasferire a Kiev i beni russi congelati. "Il cinismo con cui la Commissione Europea interpreta la Carta dell'Onu e altre norme giuridiche internazionali, comprese le disposizioni sull'immunità sovrana e l'inviolabilità degli assett delle banche centrali, ha smesso da tempo di sorprendere", ha detto Lavrov in un'intervista concessa all'agenzia Ria Novosti aggiungendo che "tali azioni costituiscono un vero e proprio inganno e una rapina".
Il rappresentante della diplomazia della Federazione ha proseguito sostenendo che "non importa come sia orchestrato il piano per estorcere denaro ai russi, non esiste un modo legale per farlo" e che la Russia risponderà eventualmente alle iniziative dell'Occidente "nel rispetto del principio di reciprocità, degli interessi nazionali e della necessità di risarcire i danni causati". Sempre a proposito dell'ipotesi di utilizzo degli assett russi Lavrov ha affermato che "a quanto pare, gli istinti di lunga data dei colonizzatori e dei pirati si sono risvegliati negli europei" e che "la confisca delle nostre riserve auree e valutarie non salverà i protetti di Kiev dell"Europa unita. È chiaro che il regime non sarà in grado di ripagare alcun debito e non ripagherà mai i suoi prestiti". Poi la stoccata: "considerando ciò, non tutti nell'Unione Europea sono disposti ad adottare ciecamente tali misure, che comportano anche gravi rischi per la reputazione dell'eurozona come polo economico" e "Bruxelles e altre capitali occidentali potrebbero ancora tornare in sé e abbandonare l'avventura pianificata".
Lavrov ha inoltre toccato il delicato tema dei rapporti con gli Stati Uniti sostenendo di essere pronto ad incontrare il segretario di Stato americano Marco Rubio. "Rubio e io comprendiamo la necessità di una comunicazione regolare. È importante per discutere la questione ucraina e promuovere l'agenda bilaterale. Per questo comunichiamo telefonicamente e siamo pronti a tenere incontri di persona quando necessario". Nei giorni scorsi, indiscrezioni di stampa hanno attribuito la scomparsa dai radar di Lavrov con l'insoddisfazione di Vladimir Putin per il modo in cui il suo ministro degli Esteri ha gestito i rapporti con Washington e con il segretario di Stato Usa. In particolare, secondo tali rumors Lavrov sarebbe stato incolpato dallo zar per la cancellazione dell'incontro tra Trump e Putin previsto a Budapest. Voci che nelle scorse ore sono stato smentite dal portavoce del Cremlino: "in queste notizie non c'è nulla di vero, Lavrov continua sicuramente a lavorare come ministro degli Esteri", ha dichiarato Dmitry Peskov.
Nel corso dell'intervista a Ria Novosti, il ministro russo ha ammesso che "ci sono molti elementi irritanti nelle relazioni russo-americane, ereditati dalla precedente amministrazione statunitense" e che "ci vorrà molto tempo per chiarire la situazione. Con l'arrivo della nuova amministrazione, abbiamo percepito la volontà di riprendere il dialogo. È in corso, ma non così rapidamente come avremmo voluto". Il rappresentante della Federazione ha anche annunciato che la Federazione è pronta a continuare a rispettare le restrizioni previste dal Trattato di riduzione delle armi strategiche (New Start) e che Mosca attende a tal proposito una risposta da Washington. Sul dossier nucleare, ieri il ministro russo ha reso noto che la Casa Bianca non ha ancora chiarito "attraverso i canali diplomatici" cosa intendesse il presidente Donald Trump quando ha annunciato la ripresa dei test nucleari.
Lavrov ha affermato che "in primavera si sono tenuti due cicli di consultazioni e sono stati raggiunti diversi accordi per migliorare il funzionamento delle missioni diplomatiche. Da parte nostra, riteniamo importante andare oltre le missioni diplomatiche nell'ambito di questo dialogo. Dobbiamo affrontare questioni come l'istituzione di un servizio aereo diretto e la restituzione dei beni diplomatici russi illegalmente sequestrati da Barack Obama nel dicembre 2016, tre settimane prima dell'insediamento di Donald Trump". "Per ora, aspettiamo", ha aggiunto infine Lavrov ribadendo che "le nostre proposte riguardanti sia gli immobili diplomatici che i viaggi aerei sono state trasmesse alla controparte americana. Sono attualmente in corso contatti operativi per valutare la possibilità di proseguire il dialogo".
Mentre si attende la reazione di Kiev alle parole di Lavrov, il Commissario per i Diritti umani del parlamento ucraino, Dmytro Lubinets, ha inviato una lettera al ministero della Giustizia italiano Carlo Nordio per chiedere garanzie adeguate per Serhii Kuznietsov, il 49enne ex militare ucraino accusato del sabotaggio del gasdotto Nord Stream avvenuto nel 2022. Kuznietsov è stato arrestato lo scorso agosto in provincia di Rimini su mandato europeo emesso dalla Germania.
"Ho parlato con la moglie, Galina Kuznietsova, mi ha confermato che suo marito prosegue lo sciopero della fame e le sue condizioni di salute sono critiche", ha dichiarato Lubinets precisando che tenere Kuznietsov in un carcere di massima sicurezza e in condizioni inadeguate "è inaccettabile e contraddice la convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali".
Il 4 novembre scorso l'avvocato Nicola Canestrini, difensore di Kuznietsov, ha segnalato alle autorità lo sciopero della fame intrapreso dal proprio assistito per "chiedere il rispetto dei propri diritti fondamentali, tra cui il diritto a un'alimentazione adeguata, a un ambiente salubre, a condizioni di detenzione dignitose e a pari trattamento con gli altri detenuti in materia di visite familiari e accesso alle informazioni".