Politica estera

L'ombra di Soros dietro al procuratore anti-Trump: cosa svelano le donazioni

Il tycoon ungherese nega connessioni con Alvin Bragg, l'uomo che ha accusato Trump. Eppure alcuni fondi arrivati per la campagna elettorale sono riconducibili al magnate. Cosa dicono i numeri

L'ombra di Soros dietro al procuratore anti-Trump: cosa svelano le donazioni

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"Non l'ho finanziato e non lo conosco". George Soros, il super finanziere delle cause liberal progressiste di mezzo mondo ha smentito categoricamente di conoscere Alvin Bragg, il procuratore distrettuale di Manhattan che ha lavorato per far incriminare Donald Trump. Il disconoscimento di ogni legame arriva da uno scambio di messaggi tra il tycoon di origine ungherese e il giornalista e fondatore di Semafor Steve Clemons.

La chat con Soros

"Un sacco di supporters di Trump si riferiscono ad Alvin Bragg come un procuratore finanziato da Soros. Cosa ne pensi di questa versione alla luce dello storico rinvio a giudizio di Donald Trump?". Lapidaria la risposta di Soros: "Steve, ho scritto un pezzo per il Wall Street Jorunal. Chiunque voglia capire perché finanzio i procuratori che hanno in mente una riforma dovrebbe leggerlo. Io non ho contribuito alla campagna elettorale di Bragg e non lo conosco". Poi un'altra stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca: "Penso che qualcuno della destra preferisce focalizzarsi su teorie cospirative estreme che sulle accuse gravi che pendono sull'ex presidente".

George Soros, paladino globale della sinistra, da tempo appoggia una vasta rete di candidati democratici negli Usa, da esponenti che corrono per seggi al Congresso ai candidati locali. Negli ultimi due anni ha messo nel mirino le cariche elettive che negli Usa definiscono ruoli chiave del sistema giudiziario, come i procuratori distrettuali appunto.

La scia dei soldi

E infatti seguendo il denaro, come ha fatto un media tutt'altro che complottista come il New York Times, si può trovare una connessione tra i due. Stando alla ricostruzione del Times, Bragg ha annunciato la sua intenzione di correre per la carica di procuratore di Manhattan nel giugno del 2019. Due anni dopo, l'8 maggio del 2021, la ong Color of Change ha annunciato il suo appoggio proprio a Bragg. L'organizzazione rappresenta uno dei quei gruppi della galassia liberal che si occupa di promuovere riforme del sistema penale e giudiziario.

Pochi giorni dopo l'endorsement di Color of Change, Soros ha staccato un assegno da 1 milione di dollari per la ong in questione. Alla fine della campagna elettorale la spesa totale dell'organizzazione per Bragg ha sfiorato i 500 mila dollari. Stando ai dati raccolti dal sito Open Secret, che traccia questo tipo di finanziamenti, la campagna del procuratore anti-Trump avrebbe assorbito circa l'11% di tutta la spesa di Color of Change fatta durante la tornata elettorale del 2021. PolitiFact, ha scritto la Cnn, ha stimato che tra il 2021 e 2022 Soros è stato il più grande donatore di Color of Change, che tra il 2016 e il 2022 avrebbe ricevuto 4 milioni di dollari sia da Soros che dall'organizzazione Democracy Pac (creata anche con fondi dello stesso Soros). In tutto questo l'aspetto forse più ironico è che il cofondatore della ong, Van Jones, oggi è uno dei commentatori politici della stessa Cnn.

In realtà i soldi a disposizione di Color of Change sarebbero molti di più. La Cnbc, pur evidenziando che i legami tra Soros e Bragg sono indiretti, ha scritto che la famosa Open Society di Soros avrebbe versato altri 7 milioni di dollari proprio al gruppo di pressione pro riforma della giustizia. Andando a spulciare i dati sui finanziamenti che ricevono i vari candidati PolitiFact ha scoperto che alcuni famigliari di Soros come il figlio Jonathan Soros e sua moglie Jennifer Allan Soros hanno donato a Bragg altri 20 mila dollari.

Le donazioni del figlio di Soros al procuratore Bragg
Le donazioni del figlio di Soros e della moglie al procuratore Bragg

Il piano di Soros sui procuratori

Come ha notato il Nyt il supporto di Color of Change ha riguardato una rete estesa di altri candidati. Ad esempio ha appoggiato la rielezione del procuratore distrettuale di Filadelphia Larry Krasner e ha appoggiato candidati anche in Virginia e nell'area di Minneapolis, in Minnesota. L'articolo cui ha fatto riferimento lo stesso Soros nel suo messaggio col giornalista di Semafor è un vero manifesto di quella che secondo lui dovrebbe essere la giustizia in America. Una strizzata d'occhio al movimento Defund The Police con riduzione del numero di carcerati. Anche se lo stesso Soros scrive: "L'obiettivo della mia agenda non prevede di togliere i finanziamenti alla polizia ma di ricostruire la fiducia tra le forze dell'ordine e i cittadini".

"Per questo", continua il suo manifesto, "ho sostenuto l'elezione di procuratori che appoggiano questo tipo di riforma". Uno scenario che sembra calzare a pennello per lo stesso Bragg. Il procuratore, cresciuto nella Harlem della crisi del crack negli anni '80 e con un passato da avvocato per i diritti civili, ha improntato il suo lavoro sulla necessità di ridurre le incarcerazioni, evitare di perseguire reati legati alla droga, e riformare il modo in cui si muove la polizia, istituendo anche un ufficio per verificare eventuali abusi da parte degli agenti. Una ricetta che non può non piacere a George Soros.

Ma che a New York ha scontentato molti: dalla polizia al primo cittadino Eric Adams, dem moderato con un passato in divisa.

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