Dimezzare la violenza contro le donne entro dieci anni. Il governo inglese di Keir Starmer si pone un obiettivo ambizioso, ma irrita non solo la destra - che lo accusa di ipocrisia nel dibattito sulle origini della misoginia e sui metodi con cui affrontarla - ma scontenta anche diverse associazioni di settore, che lamentano scarsi fondi e zero consultazioni durante il progetto, definito «caotico, casuale, e ben peggiore di quello condotto sotto i conservatori».
Il focus della nuova «strategia» anti- violenza è la scuola. Oltre alla nascita di squadre dedicate alle aggressioni sessuali e agli stupri in tutte le forze di polizia entro il 2019, il piano prevede una formazione specifica per gli insegnati, in modo che riescano a individuare e contrastare la misoginia in classe. Ai prof viene affidata l’individuazione degli alunni ad alto rischio, da inviare a corsi comportamentali in cui si affrontano i pregiudizi contro le donne. In aula si parlerà di consenso e del pericolo di condividere immagini intime, ma nel mirino ci saranno soprattutto i ragazzi, già dagli 11-12 anni, possibili portatori di quella «mascolinità tossica» che va combattuta per arginare la violenza contro le donne. Non è un caso che il kickboxer Andrew Tate, campione infarcito di misoginia e bannato dai principali social (tranne Twitter) sia apprezzato da oltre il 40% dei ragazzi inglesi, né che la serie Adolescence del regista britannico Philip Barantini, che racconta del femminicidio commesso da un tredicenne, sia stata la più vista al mondo su Netflix nel primo semestre 2025. Il tema è di quelli che scottano, insomma, di stretta attualità anche nel Regno Unito dove, proprio come in Italia, una donna ogni tre giorni viene uccisa.
Ma a incalzare il governo è la leader dei Conservatori, Kemi Badenoch, origini nigeriane. Se i Tories puntano il dito contro l’ennesimo provvedimento del «nanny-State», lo Stato-balia o Stato-sitter (che ha la pretesa di educare i cittadini sostituendosi alle famiglie), lady Badenoch guarda ai migranti e avverte che l’attenzione dovrebbe essere rivolta «alle persone che provengono da culture che non rispettano le donne e che vengono nel nostro Paese». «Non sono i ragazzi di 11 anni a scuola a perpetrare violenza contro donne e ragazze - spiega - Il governo deve mettere agenti di polizia per strada, impedire a chi proviene da culture che non rispettano le donne di entrare nel nostro Paese ed espellere i criminali stranieri non appena commettono reati». La mente va agli scandali delle grooming gangs , le bande di adescamento di ragazzine i cui orrori sono emersi nel 2010 e che hanno riguardato migliaia di ragazzine drogate e stuprate, prevalentemente da pakistani, e di cui si è scoperto con grande ritardo anche per l’omertà nel timore di molti di essere tacciati di razzismo. Il premier Starmer è stato accusato, in maniera plateale anche da Elon Musk, di essere complice dell’insabbiamento quando era Procuratore generale della Corona. Al contrario, la sinistra accusa la leader tory di razzismo e le ricorda come gran parte degli abusi sessuali sui minori sia commessa da aggressori bianchi, spesso familiari.
Ma anche la direttrice di «End Violence Against Women coalition», Andrea Simon, avverte del rischio di demonizzare i ragazzi: «Non vogliamo una situazione eccessivamente punitiva nei confronti dei ragazzi molto giovani», dice. Ma tant’è. Nel mirino ci saranno loro. E la destra accusa: saranno soprattutto i giovani bianchi, perché sugli altri c’è il rischio che si taccia, nel timore di apparire razzisti.