Guerra in Israele

"Mandato di cattura? Odio antisemita". L'affondo di Netanyahu contro la Corte

Per il premier israeliano la decisione a procedere sarebbe "una macchia indelebile" sull'intera umanità. Pressioni sul tribunale anche da parte degli Usa: "Non siamo favorevoli"

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Si accende lo scontro tra Israele e la Corte penale internazionale. Il premier Benjamin Netanyahu ha accusato il tribunale dell’Aia di tentare di impedire allo Stato ebraico di difendersi dal terrorismo e ha sottolineato che un mandato di arresto nei suoi confronti rappresenterebbe “crimine di odio antisemita senza precedenti”.

Ottanta anni dopo l'Olocausto, gli organismi internazionali istituiti per prevenire un altro Olocausto stanno valutando la possibilità di negare allo Stato ebraico il diritto di difendersi da coloro che sono venuti a commettere un genocidio contro di noi, e stanno ancora lavorando attivamente per farlo”, ha affermato il premier di Tel Aviv. La possibilità che la Corte emettesse mandati di arresto nei confronti di alti funzionari israeliani è emersa nei giorni scorsi. I potenziali bersagli del tribunale, oltre a Netanyahu, sarebbero il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di Stato maggiore dell’esercito Herzi Halevi.

Il primo ministro ebraico ha aggiunto che un’eventuale decisione a procedere della Cpi sarebbe “una macchia indelebile su tutta l’umanità” e che sarebbe la prima volta in cui "un Paese democratico, che lotta per la propria vita secondo tutte le regole del diritto internazionale, sarà accusato di crimini di guerra”. Ha inoltre promesso che “nessuna decisione, né all’Aia né altrove, danneggerà la nostra determinazione a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra”. Una posizione condivisa anche dal capo della diplomazia di Tel Aviv Israel Katz: “Non piegheremo la testa né ci lasceremo scoraggiare e continueremo a combattere”.

In questo confronto, Israele può contare sul supporto degli Stati Uniti che si sono detti "non favorevoli" a un’indagine contro lo Stato ebraico. La Casa Bianca ha fatto sapere di non ritenere la Cpi “competente in materia”. Stando a quanto riportato da Axios, inoltre, domenica 28 aprile Netanyahu ha chiamato il presidente Joe Biden per convincerlo a fare pressioni sul tribunale e evitare l’emissione di mandati di arresto rivolti ad alti ufficiali di Tel Aviv.

Israele e Stati Uniti non sono membri della Corte e non ne riconoscono la giurisdizione, mentre i territori palestinesi sono stati ammessi con lo status di Paese osservatore nel 2015.

Il procuratore capo della Cpi Karim Khan ha dichiarato che la sua squadra sta indagando non solo sui funzionari ebraici e i potenziali crimini di guerra commessi dalle Idf, ma anche sui reati di cui è responsabile Hamas e in particolare gli attacchi del 7 ottobre.

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