
Nei palazzi di Whitehall, gli strateghi politici britannici sono giunti a una convinzione precisa: la voce più ascoltata da Donald Trump non appartiene a un capo di Stato o a un consigliere di lungo corso, ma a sua moglie, Melania. Una presenza discreta, spesso lontana dalla scena pubblica, che nei primi mesi della presidenza preferì risiedere a New York con il figlio Barron, piuttosto che stabilirsi alla Casa Bianca.
Melania Trump, 55 anni, seconda first lady cattolica dopo Jacqueline Kennedy e unica nella storia americana a essere cresciuta sotto un regime comunista — quello jugoslavo, indipendente da Mosca — ha sempre coltivato un’immagine riservata. Eppure, secondo fonti governative britanniche citate dal Guardian, sarebbe la persona che conta davvero nell’entourage presidenziale. Lo stesso Trump ha contribuito ad alimentare questa percezione, raccontando episodi in cui la consorte lo ha indotto a rivedere alcune posizioni politiche. In uno di questi, riferito al segretario generale della NATO Mark Rutte, ha ricordato: "Racconto a casa delle ottime conversazioni con Putin e Melania mi risponde: ‘Davvero? Hanno appena bombardato una casa di riposo in Ucraina…".
Questo retroscena ha portato i media ucraini a ribattezzarla “agente Trumpenko”. Persino la ministra degli Esteri slovena, Tanja Fajon, ha commentato con garbo: "Non so quale sia il reale peso politico di Melania, ma è confortante sapere che sostiene la Slovenia e l’Ucraina".
La sua sensibilità è emersa anche rispetto alla crisi di Gaza. All’inizio di agosto, la Slovenia è stato il primo Paese europeo a sospendere la vendita di armamenti a Israele. In quel periodo, Trump — nonostante proposte provocatorie come la “Riviera di Gaza” — ha riconosciuto pubblicamente la gravità dell’emergenza umanitaria, attribuendo alla moglie un ruolo nel fargli rivedere il linguaggio. Intervistata a inizio anno da Fox & Friends, Melania ha descritto il proprio approccio: "Ho le mie opinioni, non sempre concordo con mio marito. Gli offro il mio punto di vista: a volte lo segue, a volte no. E va bene così".
Per gli osservatori internazionali, decifrare questo equilibrio è un’impresa: da un lato c’è “il Donald”, estroverso e incline a parlare senza filtri; dall’altro una first lady che evita la luce dei riflettori e raramente si esprime in pubblico.
Una coppia di contrasti che lascia una domanda irrisolta: quanto incide davvero Melania sulle decisioni del presidente? Gli esperti concordano su un punto: la risposta, se arriverà, sarà probabilmente solo col senno di poi.