
Donne e uomini scendono in piazza, in molte città italiane, per manifestare solidarietà con Gaza. È un diritto democratico e, come tale, va rispettato. Ma quando la protesta travalica il limite della legalità e diventa blocco, disordine, paralisi del Paese, chi ne paga le conseguenze sono sempre gli stessi: le persone oneste e perbene che vogliono lavorare, spostarsi e vivere in serenità. Mentre le strade si fermano, altrove – lontano dai cori e dalle bandiere – c’è chi lavora in silenzio.
La diplomazia internazionale si muove con passo discreto ma determinato per riportare a casa gli ostaggi israeliani, ancora nelle mani dei terroristi di Hamas (designati come organizzazione terroristica dagli Stati Uniti d’America, dall’Unione Europea e da numerosi altri Paesi occidentali).
Due mondi che non si incontrano: da un lato il rumore della protesta, dall’altro la fatica silenziosa di chi tratta per salvare vite umane. Siamo vicini e solidali con il popolo palestinese, che da troppo tempo vive nella paura, nella miseria e nella privazione dei diritti fondamentali a causa di Hamas, un’organizzazione che ha trasformato Gaza in una prigione a cielo aperto e che sacrifica il suo stesso popolo per interessi ideologici e militari.
Hamas è stato dichiarato movimento terroristico da gran parte del mondo civile: dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea, dal Regno Unito, dal Canada, dall’Australia, dal Giappone e da Israele. Non rappresenta la libertà, ma la sua negazione.
Finché esisterà Hamas, non potrà esserci una Palestina davvero libera, perché non c’è libertà dove domina la paura e il terrore. Allo stesso tempo, siamo vicini al popolo israeliano, ferito nel cuore da una violenza cieca e disumana.
Non vediamo l’ora che le famiglie israeliane possano riabbracciare i propri cari: donne e uomini rapiti e trattati con una crudeltà inaudita dai terroristi di Hamas, carnefici spietati e nemici della vita, e che possano finalmente tornare a casa, in sicurezza, tra le braccia dei loro affetti.
Non va mai dimenticato un fatto essenziale: questa guerra non è stata voluta dagli israeliani. È stata imposta dai terroristi di Hamas con un attacco orrendo, feroce e inaccettabile contro Israele, una democrazia riconosciuta e rispettata nel mondo. Il 7 ottobre 2023 è una data che l’umanità non deve dimenticare. Quel giorno il terrore colpì la libertà: uomini armati entrarono nelle case, massacrarono civili, rapirono bambini, anziani, donne e intere famiglie. E fecero molto altro, di ancora più terribile, che è difficile perfino descrivere. Fu un crimine contro l’umanità e contro i valori democratici che tengono in piedi la civiltà occidentale.
Il mondo non può e non deve dimenticare ciò che accadde. Non possiamo permettere che la verità venga riscritta o che la memoria si perda. Alla democrazia israeliana va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, perché chi difende la libertà non può essere paragonato a chi la distrugge. Questa guerra, nata dal terrorismo e alimentata dall’odio, deve finire al più presto. Deve finire per restituire la vita a chi è prigioniero, la speranza a chi soffre e la sicurezza a chi teme il domani.
Ogni giorno senza pace è un giorno perso per l’umanità intera.
Ma la pace non si costruisce dimenticando chi l’ha infranta. Si costruisce riconoscendo la verità, difendendo la giustizia e restituendo dignità ai popoli che credono ancora nella convivenza pacifica. Manifestare è un diritto, ma anche un dovere di responsabilità. Ogni protesta deve rispettare le leggi, la sicurezza e la libertà di tutti. Bloccare treni, strade o aggredire chi difende l’ordine pubblico non è democrazia: è una violazione del patto civile che tiene insieme il Paese. Le forze dell’ordine, donne e uomini che ogni giorno servono l’Italia con professionalità e sacrificio, meritano rispetto e riconoscenza. Difendono la libertà di tutti, anche di chi li attacca. Senza il loro equilibrio e la loro presenza, le piazze diventerebbero terreno di caos e la libertà perderebbe il suo significato più profondo.
Siamo vicini al popolo palestinese che soffre e vogliamo che si liberi finalmente da Hamas e da ogni forma di tirannia.
Siamo vicini al popolo israeliano, che attende che i suoi concittadini vengano finalmente liberati dalle torture e dal terrore che Hamas ha inflitto, e desideriamo che le famiglie possano presto riabbracciare i propri cari, rapiti e trattati con violenza dai gruppi sanguinari di Hamas. Questa guerra non è stata scelta da Israele, ma imposta da chi vive di odio e distruzione. E il mondo non deve dimenticare chi, per primo, ha scelto il sangue al posto del dialogo.