
In un discorso a reti unificate, l'altroieri il presidente argentino Javier Milei ha denunciato l'azione del Parlamento, accusando deputati e senatori di aver approvato leggi che comportano «un indebitamento di oltre 300 miliardi di dollari» e ha messo in guardia contro questo «inganno demagogico» che mette a rischio i sacrifici finora compiuti. «Non permetterò che si torni alle vecchie pratiche che hanno condotto l'Argentina al disastro», ha aggiunto, annunciando che userà il potere di veto tutte le volte che sarà necessario per difendere la stabilità. Milei ha rivendicato il mandato ricevuto dagli elettori il 10 dicembre 2023 per «porre fine all'inflazione e creare le condizioni per una crescita sostenuta», ricordando come abbia assunto la guida del Paese in condizioni economiche drammatiche. «Siamo venuti a mettere ordine dopo anni di spese fuori controllo, deficit cronico e promesse mai mantenute dalla casta politica», ha dichiarato, sottolineando di non essere
disposto a cedere ai ricatti di chi «considera i cittadini degli idioti». Il presidente ha poi ricordato i primi risultati delle sue politiche: il calo dell'inflazione annuale, passata da oltre il 200% di dicembre 2023 al 25% attuale, il rafforzamento delle riserve della Banca centrale, la riapertura dei mercati internazionali e la riduzione del rischio Paese. «In sette mesi (del 2025) ha detto abbiamo ottenuto ciò che i governi precedenti non sono riusciti a fare in decenni. Lo abbiamo fatto dicendo la verità agli argentini e chiedendo loro sacrifici temporanei per ottenere benefici duraturi».
Milei ha poi ribadito la sua volontà di combattere fino in fondo contro il «parassitismo statale» e il corporativismo che, a suo dire, hanno impedito lo sviluppo. «Non sono venuto a fare carriera politica, ma a cambiare la storia dell'Argentina». Poi ha lanciato un appello a tutti i cittadini: «La battaglia non è tra questo governo e l'opposizione, ma tra chi vuole un'Argentina libera e prospera e chi preferisce un Paese in ginocchio, dipendente dallo Stato e ostaggio della corruzione. So che la maggioranza silenziosa è con noi e a loro mi rivolgo: non lasciatevi ingannare da chi teme di perdere i propri privilegi». Il presidente ha anche ricordato che la crisi attuale «non è frutto del destino, ma di scelte politiche sbagliate» e che l'unica strada è mantenere la disciplina fiscale e favorire gli investimenti privati. «Non ci sarà
crescita senza stabilità, e non ci sarà stabilità senza ordine nei conti pubblici», ha avvertito. Parlando della pressione del Parlamento per il deficit spending, Milei ha ribadito che «quando uno Stato spende più di quanto incassa e non può indebitarsi o aumentare le tasse, ricorre all'emissione di moneta, e questo provoca inflazione», ammonendo che «stampare moneta non crea ricchezza, la distrugge, e chi ha vissuto iperinflazioni sa bene che avere più banconote non significa poter comprare più cose. È un furto del potere d'acquisto per i più poveri».
Ricordando le dure lezioni del passato, Milei ha aggiunto che «negli ultimi 100 anni abbiamo tolto 13 zeri alla nostra moneta, cambiato nome 5 volte e vissuto ripetute iperinflazioni. Non possiamo permettere che tutto ciò accada di nuovo».
Alla fine del suo intervento, Milei ha ringraziato «gli argentini che sopportano con coraggio le difficoltà di questa transizione» e ha promesso di «non arretrare di un millimetro» finché il Paese non sarà avviato su un sentiero di vero sviluppo. «Il nostro obiettivo ha concluso è restituire dignità, lavoro e futuro a ogni argentino. E questo faremo, costi quel che costi».