"Niger, l'Occidente eviti un'azione militare. I rischi migranti e jihad"

L'esperta della Chatham House: "Ribelli pronti a usare l'intervento francese a loro vantaggio!"

"Niger, l'Occidente eviti un'azione militare. I rischi migranti e jihad"
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Tighisti Amare è la vicedirettrice del Programma Africa al Chatham House, centro studi britannico specializzato in analisi geopolitiche. In Niger sconsiglia un intervento diretto dell'Occidente, ma raccomanda un sostegno all'azione dell'Ecowas.

In che situazione si trova il Niger?

«Le persone vivono in sofferenza. L'elettricità è stata tagliata, ci sono continui black out. I golpisti hanno preso seriamente l'eventualità di un'azione militare dell'Ecowas e hanno chiuso lo spazio aereo. L'Ecowas non permetterà che l'azione dei golpisti abbia successo. Tutte le opzioni sono sul tavolo, anche quella militare. Ma l'organizzazione ha bisogno del sostegno dei suoi membri. Discuteranno di questo domani».

Qual è la posizione della Francia?

«Una delle giustificazioni ai golpe nella regione è combattere il colonialismo. In Mali si usava lo slogan: La Francia ci ha portati indietro. Molti considerano Parigi una potenza paternalista. Il presidente Bazoum ha preso posizione a favore dell'Ucraina. Mentre Mali e Burkina Faso si sono schierate con Mosca. E questo è utilizzato anche per irritare l'Occidente e la Francia».

È realistico l'intervento francese?

«Sarebbe un rischio per la sicurezza. I golpisti potrebbero sfruttarlo a loro vantaggio. Bazoum è stato accusato di essere favorevole. Ma Parigi capisce quanto sia complicato. L'Occidente dovrebbe sostenere l'azione dell'Ecowas».

Quale ruolo ha la Russia?

«I leader africani si sono incontrati a luglio a San Pietroburgo. Ci sono molti mercenari della Wagner in Africa. Prigozhin ha detto che la causa del putsch in Niger è il colonialismo. Il Cremlino si è detto favorevole all'instaurazione dell'ordine costituzionale. Mentre il consigliere di Zelensky ha accusato Mosca di essere dietro il golpe. È una situazione molto contraddittoria».

Come mai questo sentimento antifrancese?

«Le truppe francesi nell'Africa Occidentale hanno portato al potere spesso leader molto odiati. Diversi Paesi, compreso il Niger, utilizzano come valuta il franco Cfa, ancorato all'euro e garantito dalla Francia. È visto come un lascito della politica economica francese alle sue colonie, perché la garanzia viene data a condizione che i paesi depositino il 50% delle loro riserve nella banca centrale francese. Il Niger è anche uno dei maggiori produttori di uranio, esportato in Francia, ma è uno dei paesi più poveri del mondo».

La popolazione è vicina ai golpisti?

«La situazione è complicata. I militari hanno detto che il putsch era stato realizzato per motivi di malgoverno e sicurezza. Il reale motivo del golpe è il disaccordo tra Bazoum e la sua guardia presidenziale, che voleva un rimpasto dei vertici. Bazoum aveva cambiato delle posizioni nell'apparato ad aprile e questo aveva fatto nascere sospetti. I leader del colpo di stato utilizzano la narrazione antifrancese per galvanizzare i propri supporter».

È possibile un'esplosione di violenza jihadista?

«Il Niger è un Paese strategico per l'Europa contro gli estremisti. Burkina Faso e Mali hanno accusato Parigi di non avere fatto abbastanza e chiesto alle truppe francesi di andare via. Ma in Mali ciò ha coinciso con l'arrivo della Wagner. A giugno è terminata la missione Minusma. La soluzione dovrebbe arrivare dai Paesi della regione».

Perché Bazoum ha accolto le truppe occidentali?

«In Niger questi militari addestrano quelli nigerini. Niamey riceve circa 2 miliardi di aiuti dall'Europa e dagli Usa».

Quali le conseguenze sull'immigrazione?

«Il Niger è fondamentale per chi vuole raggiungere l'Europa. È comprensibile che nazioni come l'Italia siano preoccupate. Sarà interessante notare se le politiche migratorie saranno accompagnate da quelle di lungo termine per lo sviluppo».

Quali

scenari?

«Quanto accaduto in Niger potrebbe diventare un esempio per altri leader. Ecowas potrebbe decidere di estendere l'ultimatum o prevedere un tempo per la transizione. Il Niger è solo una delle sfide del Sahel».

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