Politica estera

Macron boccia la scrittura inclusiva: "Non ci servono trattini, il maschile è neutro"

Il presidente francese: "La nostra lingua è un cemento, non cedere allo spirito del tempo". E al senato arriva una proposta per rendere illegale la scrittura inclusiva negli atti ufficiali

Macron boccia la scrittura inclusiva: "Non ci servono trattini, il maschile è neutro"

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Macron ha azionato la ghigliottina. In un solo colpo, il presidente francese ha infatti decapitato la scrittura inclusiva, quella che storpia e declina le parole in nome del politicamente corretto In un certo senso una rivoluzione, dal momento che i progressisti di mezzo mondo stanno tifando per una diffusione sempre più larga della suddetta scrittura. "Nella nostra lingua, il maschile è neutro. Non abbiamo bisogno di aggiungere puntini in mezzo alle parole, oppure trattini o altre cose per renderla leggibile", ha affermato Macron a margine dell'inaugurazione della Cité internationale de la langue française, sottolineando il ruolo unificante della lingua francese nella costruzione della nazione.

Del resto ogni lingua è espressione della cultura e della storia di un determinato popolo, concetto che invece i cultori dei nuovi linguaggi inclusivi mettono totalmente in discussione. Tra asterischi e schwa, questi ultimi promuovono infatti una lingua che non ha identità alcuna, se non quella impersonale e soffocante dettata dal politicamente corretto. Diversamente, Macron ha chiesto ai francesi di "non cedere allo spirito del tempo", in materia di scrittura inclusiva, definendo quella di Parigi una "lingua di libertà e di universalismo". Chissà come avrebbe reagito la sinistra se un simile discorso fosse stato fatto in Italia.

Già ci immaginiamo le levate di scudi progressiste, le accuse di fascismo linguistico e di sovranismo lessicale. Tutti concetti che peraltro non significano nulla. "In un momento in cui ci si torna a dividere, in cui riaffiora l'odio, in cui si vorrebbero opporre le comunità una contro l'altra, le religioni, le origini, la lingua francese è un cemento", ha rimarcato Macron all'inaugurazione del primo centro al mondo interamente consacrato alla lingua francese, definito dal presidente un "sogno folle", "un'utopia realizzata". Parole che l'Eliseo ha tradotto peraltro in azione politica, visto che nel senato francese si sta discutendo di un testo legislativo, presentato dalla senatrice Pascale Grunyra, per vietare il linguaggio inclusivo.

Il testo è stato approvato dalla commissione Cultura, Educazione e Comunicazione e prevede che sia illegale l’uso di una scrittura inclusiva in alcuni situazioni: le istruzioni per l'uso dei prodotti, i contratti di lavoro, i regolamenti interni aziendali e gli atti giuridici. L'esatto contrario di quello che la sinistra vorrebbe in Italia. A casa nostra, infatti, i progressisti insistono nel chiedere l'utilizzo della lingua inclusiva anche e soprattutto nelle comunicazioni dell'amministrazione pubblica.

Con tanti di nomi neutri, declinazioni al femminile e asterischi. Il più recente caso di "revisionismo" linguistico arriva da Bologna, dove il Comune ha stilato un formulario in salsa gender per rottama alcune parole ritenute discriminatorie e le sostituisce con altre considerate più inclusive.

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