Quelle guerre di ego rimaste nella storia

Spesso una divergenza di opinioni diventa una questione personale ma non è raro il caso contrario: il narcisismo si traveste da ragionato dissenso

Elon Musk con il figlio di quattro anni X e il presidente Donald Trump nella Stanza Ovale
Elon Musk con il figlio di quattro anni X e il presidente Donald Trump nella Stanza Ovale
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Donald Trump ed Elon Musk hanno litigato per motivi politici ma anche per motivi di ego straripante. Spesso una divergenza di opinioni diventa una questione personale ma non è raro il caso contrario: il narcisismo si traveste da ragionato dissenso.

Sono le ego wars, le guerre dell'ego. Alcune hanno fatto la storia. Cicerone distrusse il «golpista» Catilina con le sue orazioni dalle quali traspare il disprezzo per l'avversario. Pompeo andò a cozzare contro Cesare e ci rimise la testa. Ottaviano e Antonio erano amici prima di iniziare a odiarsi. Enrico II d'Inghilterra non ebbe dubbi su chi sarebbe stato il nuovo arcivescovo di Canterbury: il suo amico Thomas Becket. Quest'ultimo, appena eletto, rivendicò l'indipendenza della Chiesa. Escalation di provocazioni e scomuniche. Becket diventò il «prete molesto» e venne assassinato nel 1170. Carlo V d'Asburgo e il Re di Francia Francesco I hanno passato decenni a contendersi l'Italia.

Si detestavano. Francesco I cadde prigioniero nel 1525. Fu liberato in cambio di un umiliante accordo di pace. Appena arrivato a Parigi, Francesco I riprese le armi con rinnovato disgusto. Tra le antipatie più celebri, si annovera quella tra Alexander Hamilton e Thomas Jefferson. In politica erano divisi da tutto. Ma presto divenne una questione personale. Entrambi furono membri del gabinetto del presidente George Washington. Nelle riunioni, una disputa seguiva all'altra, con scambi di insulti. Hamilton se la prese anche con Aaron Burr, sodale di Jefferson. Burr sfidà a duello Hamilton e lo uccise nel 1804.

Napoleone non poteva tollerare lo zar Alessandro I nonostante fosse, per qualche anno, un alleato. Era ricambiato. Ci fu una serie di affronti personali, matrimoniali e infine politici che portarono alla guerra. Era un problema di ego: due imperatori per una sola Europa. Napoleone: «Alessandro è un giovanotto romantico che crede di essere Cesare e Cristo assieme». Alessandro: «Napoleone è un attore... un demonio in uniforme».

Stalin non voleva altri galli nel pollaio dell'Unione sovietica. Trotsky poi non lo poteva reggere: «Non può cantare senza falsetto e recitare senza gesti rumorosi». Fastidioso. Nel 1940, Trotsky, già espulso dall'Urss, fu ucciso in Messico da un sicario su ordine di Stalin. A Stalin non piaceva neppure l'alleato Churchill. Stalin: «Churchill è un imperialista ubriaco». Churchill: «Stalin è un gangster». Finì con una guerra fredda. Franklin D. Roosevelt, presidente degli Stati Uniti, non amava il suo alleato Charles De Gaulle. Lo considerava un «dittatore in miniatura».

Ma soprattutto un narcisista patologico: «De Gaulle pensa di essere la Francia. E questo sarebbe già abbastanza grave, se non pensasse di essere anche Dio».

Questo è solo un breve campionario. È comprensibile odiare il nemico. Ma l'odio feroce si riserva solo agli ex amici.

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