
Sembra che l’incontro storico tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump nella basilica di San Pietro abbia dato i suoi frutti. “Quindici minuti che contano”, hanno riferito fonti ben informate ad Axios, secondo le quali, dopo il faccia a faccia di sabato, il presidente ucraino è convinto di essere riuscito per la prima volta a far cambiare idea all’inquilino della Casa Bianca su Vladimir Putin.
Il leader di Kiev avrebbe chiesto a Trump di adottare una linea più dura con il capo del Cremlino, esercitando pressioni più forti, e di ristabilire la priorità del cessate il fuoco incondizionato come base di partenza per i negoziati. Secondo le fonti, il tycoon è sembrato d’accordo e ha detto a Zelensky che poteva cambiare il suo approccio nei confronti di Putin. In effetti, una volta tornato sull’Air Force One, il presidente statunitense ha rivolto una minaccia al suo omologo russo dopo un raid aereo delle truppe russe su Kiev: “Mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, mi sta solo prendendo in giro e deve essere trattato in modo diverso, attraverso sanzioni bancarie o secondarie?”.
Dopo il precedente scontro nello Studio Ovale, molti membri dell’entourage di Zelensky erano scettici circa un incontro in Vaticano. Stando a quanto riferito da Axios, prima dei funerali il leader di Kiev avrebbe ricevuto “segnali” che Trump era pronto a incontrarlo, ma i suoi consiglieri “nervosi e traumatizzati” dopo il 28 febbraio non erano sicuri che sarebbe stata una buona idea.
Nulla era stato concordato in anticipo e, inizialmente, il faccia a faccia era previsto per dopo la funzione, hanno dichiarato le fonti. Nel corso di quegli storici 15 minuti, Zelensky ha ribadito che l’Ucraina non riconoscerà la Crimea come Russa e, stando a quanto riferito, Trump ha chiarito che non glielo chiederà perché il piano è che la riconoscano solo gli Usa. Il presidente di Kiev ha anche detto di non aver paura di fare concessioni per porre fine alla guerra, ma di aver bisogno di garanzie di sicurezza sufficienti per farlo. Il tycoon, inoltre, ha insistito affinché Zelensky firmasse l’accordo minerario il prima possibile.
“Non commentiamo i negoziati in corso, né le discussioni private del presidente con i leader mondiali”, ha dichiarato ad Axios la portavoce della Casa Bianca.
Ma secondo quanto emerso, pare che l’incontro sia andato meglio di quello del 28 febbraio a Washington per l’assenza del vicepresidente JD Vance e dell’inviato Steve Witkoff, che gli ucraini ritengono più filorussi.
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