La riforma delle pensioni è legge. Ma in Francia è già rivolta

Emmanuel Macron supera le mozioni di censura contro la riforma delle pensioni. I sindacati e i partiti di opposizione sono sul piede di guerra. Previsto un giovedì nero per la Francia

La riforma delle pensioni è legge. Ma in Francia è già rivolta

La riforma delle pensioni di Emmanuel Macron è legge. L'Assemblea nazionale ha bocciato le due mozioni di censura previste contro il ricorso dell'esecutivo francese all'articolo 49.3 della Costituzione, quello che prevede di bypassare il voto parlamentare.

Il governo di Elisabeth Borne aveva tremato soprattutto per la prima mozione, quella del partito Liot, che aveva raccolto 278 voti. La maggioranza assoluta affinché passasse la mozione era di 287 preferenze. Diverso il destino della mozione presentata dalla destra di Rassemblement National, che ha raccolto molti meno consensi complice anche la sconfitta della precedente votazione e il peso politico del movimento sovranista anche nel cercare i voti di sinistra.

La Confederazione sindacale Cgt annuncia comunque di volere continuare la mobilitazione. "Nulla può indebolire la determinazione dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani e dei pensionati a respingere la riforma delle pensioni che tutti, senza eccezione, considerano ingiustificata, ingiusta e brutale", scrive il sindacato francese. Ed è prevista una grande giornata di manifestazioni e scioperi per giovedì 23 marzo.

Nel frattempo, dopo la notizia dell'approvazione della riforma, si sono registrate manifestazioni spontanee in diverse città del Paese, a cominciare da Parigi. L'area intorno alla sede dell'Assemblée Nationale e il quartiere dell'Opéra hanno visto gruppi di centinaia di persone incendiare motorini e cassonetti, danneggiare vetrine e automobili, con circa 140 manifestanti fermati nella notte. I "casseur" hanno poi raggiunto altri quartieri, con cariche della polizia continuate tutta la notte e i pompieri che sono intervenuti a spegnere i vari roghi appiccati in città. Scene di violenza e tafferugli con la polizia si sono registrati anche a Strasburgo, Lille e Lione, Nantes e Rennes.

Tutti i partiti di opposizione chiedono al presidente Macron di prendere atto della protesta interna al Paese o con un cambio di governo (nonostante la fiducia appena ottenuta) o di fare marcia indietro sulla riforma delle pensioni. Ipotesi, questa, che appare difficile da realizzare visto che lo stesso capo dell'Eliseo ha voluto forzare la mano con la svolta dell'articolo 49.3, consapevole del rischio di innescare nuove proteste e soprattutto di sacrificare la premier Borne sull'altare del voto dell'Assemblea. La stessa leader del governo, una volta superato il voto parlamentare, ha detto di essere "determinata a continuare a realizzare le trasformazioni necessarie nel nostro Paese con i miei ministri e a dedicare tutte le mie energie per soddisfare le aspettative dei nostri concittadini". Intanto, la premier Borne ha comunicato l'intenzione di investire "direttamente" il Consiglio costituzionale per far analizzare il testo della riforma delle pensioni "nei tempi più rapidi".

L'impressione è che la bocciatura delle mozioni di censura non placherà l'ira delle piazze né la protesta dei sindacati e dei partiti di opposizione e di ispirazione popolare (o populista). Quantomeno nelle prossime settimane. Molte sigle sindacali hanno già annunciato scioperi che rischiano di paralizzare molti settori del Paese già in questi giorni, con la giornata "X" che dovrebbe essere, come detto, giovedì prossimo.

E un sondaggio citato da BfmTv ha sentenziato che sette francesi su dieci erano a favore della censura presentata dalle opposizioni, tra cui anche molti cittadini che avevano votato Macron al ballottaggio per le presidenziali.

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