"Rischio di catastrofe ambientale". La denuncia della Svezia contro le petroliere russe

Secondo il ministro degli Esteri di Stoccolma, la Federazione fa navigare petroliere non idonee e di dubbia proprietà per trasportare ingenti quantità di oro nero rivenduto a prezzi che superano il "price cap" di 60 dollari al barile

"Rischio di catastrofe ambientale". La denuncia della Svezia contro le petroliere russe
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La Russia sarebbe pronta a causare una catastrofe ambientale nel Mar Baltico. Secondo il ministro degli Esteri svedese Tobias Billström, la Federazione continua a violare le regole marittime facendo navigare petroliere non idonee. In un’intervista rilasciata al Guardian, il capo della diplomazia di Stoccolma ha chiesto nuove misure e meccanismi che impediscano a quella che ha definito come “la flotta ombra di danneggiare l’ecosistema delle acque nordiche.

Saremo tutti colpiti se si verificasse un problema grave derivante da una collisione o da una perdita di petrolio da una di queste navi, che in molti casi non sono idonee alla navigazione, o sono molto vicine a non esserlo”, ha dichiarato il ministro, sottolineando come circa la metà dell’oro nero esportato dalla Russia transita proprio per il Baltico e nelle acque danesi, spesso caricato su navi la cui proprietà non è chiara e sfruttando le acque internazionali per evitare i controlli. “Il fatto che trasportino petrolio, che alimenta l'aggressione russa contro l'Ucraina, è già abbastanza grave. Ma ancora peggio è il fatto che la Russia non si preoccupa minimamente, a quanto pare, del fatto che queste navi potrebbero causare gravi danni ambientali in mari che, se prendiamo il Mar Baltico, sono già così delicati”, ha aggiunto.

La “flotta ombra” è un’enorme fonte di guadagni per il Cremlino e fondamentale per il mantenimento della sua macchina bellica. Appena il 20% del petrolio venduto da Mosca all’estero, infatti, rispetta il price cap di 60 dollari al barile. Billström ha chiesto maggiori controlli da parte dell’Organizzazione marittima internazionale, ma molti Stati nordici hanno espresso le loro preoccupazioni per una reazione russa a seguito del loro intervento, in quanto potrebbe accrescere la convinzione del Cremlino secondo cui il Baltico si stia trasformando in un “lago della Nato”. Lo stesso ministro svedese ha ammesso che i Paesi del blocco occidentale non possono permettersi di limitare la libertà di navigazione ed essere visti come i ribelli Houthi dello Yemen, che dal novembre scorso stanno attaccando le navi civili che transitano nel Mar Rosso.

In questa situazione già complessa si sono inseriti anche gli interessi degli Stati Uniti che, nell’anno elettorale, vorrebbero evitare una possibile carenza di petrolio che farebbe schizzare i prezzi alle stelle. Il problema ambientale si va dunque ad aggiungere alle tensioni crescenti sul fianco nord-est della Nato.

Da quando Svezia e Finlandia si sono unite all’Alleanza, la Russia ha dichiarato la sua intenzione di spostare truppe e mezzi militari alla frontiera e si è detta pronta a rispondere a qualunque “minaccia esistenziale” nei suoi confronti.

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