Politica estera

"Sarà guerra", il piano di Joe Biden per fermare Donald Trump

La campagna di Biden si appresta a spendere decine di milioni di dollari in pubblicità contro Trump. Basterà al presidente per conquistare un secondo mandato alla Casa Bianca?

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Archiviati i risultati del Super Tuesday, la sfida per le presidenziali Usa entra davvero nel vivo. Certo, le primarie non sono ancora terminate ma entro pochi giorni Donald Trump dovrebbe ottenere con certezza matematica la nomination del partito che fu di Ronald Reagan. E contro un avversario che ha asfaltato con facilità l’ex astro nascente del Gop Ron DeSantis, governatore della Florida, e Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu, la campagna di Joe Biden si prepara a spendere cifre record per cercare di garantirsi altri quattro anni alla Casa Bianca.

Quelle del prossimo novembre sono state già definite le elezioni più costose della storia americana. Si stima che saranno 2,7 i miliardi di dollari che verranno investiti in pubblicità. I super Pac legati al presidente, Future Forward e American Bridge, hanno già predisposto una batteria di spot da 450 milioni di dollari e gli uomini di Biden precisano che i gruppi a sostegno del vecchio Joe spenderanno più di 700 milioni per fermare Trump.

Di qui a novembre sarà guerra”, afferma a Politico Bradley Beychok, cofondatore di American Bridge, spiegando che il Super Tuesday ha fatto chiarezza sui reali candidati che si affronteranno tra meno di otto mesi. E adesso quindi per Beychok la valanga di pubblicità si rende necessaria per ricordare agli elettori quanto sia stata caotica la presidenza dell’ex star di The Apprentice.

In effetti il New York Times ha evidenziato come non pochi americani sembrino afflitti da una forma di “amnesia collettiva" rispetto agli eventi politici registrati negli States tra il 2017 e l'inizio del 2021. Gli elettori, in particolare gli indecisi, “sanno cosa non apprezzano di Biden ma hanno dimenticato cosa non apprezzano di Trump” sostiene Sarah Longwell, una consulente del Gop contraria all’ex presidente. Questa opinione trova riscontro in un sondaggio Gallup dell’anno scorso secondo il quale il 46% degli adulti intervistati approva l'operato del miliardario sulla base di ciò che “ha sentito o ricorda”. Un dato singolare se si considera che quando lasciò la Casa Bianca l'indice di approvazione di The Donald era sceso al 34%.

Ecco, dunque, che la campagna dem intende demolire la riabilitazione "nostalgica" del tycoon lanciando spot che mettano in rilievo le differenze tra i due candidati su temi centrali, in primis l’aborto. Inutili sono state giudicate le pubblicità prettamente negative contro il miliardario. I 91 capi di accusa che pendono sulla testa di Trump e le sue controverse dichiarazioni non hanno infatti scalfito il suo vantaggio nei sondaggi.

Biden e il Democratic National Committeee possono contare su un vantaggio di 41 milioni di dollari rispetto a quanto racimolato dai repubblicani e si apprestano ad organizzare a fine mese un evento di raccolta fondi al quale parteciperanno anche Barack Obama e Bill Clinton. Obiettivo raccogliere 10 milioni di dollari in una sola serata.

Trump intanto lotta per non rimanere a secco come accadde nel 2020, taglia il più possibile le spese e, a caccia di finanziamenti, incontra Elon Musk. Il proprietario di Tesla ha però già fatto sapere che non intende sponsorizzare nessuno dei due candidati. Il vantaggio nella “guerra dei soldi” ottenuto dal partito dell’asinello è in ogni caso da prendere con le pinze. Quattro anni fa il miliardario aveva 200 milioni di dollari in più a disposizione sull’avversario il quale dopo la stagione delle primarie era di fatto al verde.

Alla fine la spuntò Biden e proprio questa considerazione lascia immaginare come non sia scontato che i soldi possano bastare per vincere a novembre.

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