
Per l'Ucraina il tempismo non potrebbe essere peggiore. Mentre proseguono gli attacchi russi contro obiettivi ucraini nel contesto dell'offensiva che Mosca porta avanti ormai da settimane con modalità sempre più aggressive, Politico riporta infatti che il Pentagono ha sospeso l'invio di munizioni all'esercito di Kiev. Nello specifico lo stop riguarderebbe alcuni missili antiaerei e altre munizioni di precisione. La decisione sarebbe stata presa già ad inizio giugno dal responsabile politico del dipartimento della Difesa, Elbridge Colby, ma solo adesso starebbe entrando in vigore.
Politico cita tre fonti anonime a conoscenza della questione secondo le quali l'iniziativa del Pentagono sarebbe arrivata al termine di una revisione delle scorte di munizioni Usa che avrebbe generato una serie di timori. Washington sarebbe preoccupata per il calo delle scorte di armi al di sotto del livello di guardia e avrebbe così stabilito la sospensione di alcuni degli aiuti militari promessi nel corso dell'amministrazione Biden. Nessun commento è arrivato per ora dal dipartimento guidato da Pete Hegseth.
Il congelamento della fornitura di armi agli ucraini riguarda munizioni che provengono da un mix di due flussi di supporto garantiti dal predecessore di Donald Trump: una prima parte proviene dalle scorte attuali - il dipartimento della Difesa riceve fondi per rifornire tale canale il più rapidamente possibile -, la seconda proviene invece dall'Ukraine Security Assistance Initiative che prevede il finanziamento da parte degli Stati Uniti dell'acquisto di armi per Kiev da aziende del settore della difesa americane.
Nel corso della notte italiana la portavoce della Casa Bianca Anna Kelly ha confermato in una nota la sospensione della fornitura di missili antiaerei e altre munizioni all'Ucraina. "Questa decisione", si legge nel comunicato, "è stata presa per mettere al primo posto gli interessi americani a seguito di una revisione del dipartimento della Difesa sul supporto militare e sull'assistenza del nostro Paese ad altri Paesi in tutto il mondo". "La potenza delle Forze Armate statunitensi rimane indiscussa: basta chiedere all'Iran", ha aggiunto Kelly.
Non è la prima volta che da Washington arrivano cattive notizie per Volodymyr Zelensky. Sullo sfondo di rapporti spesso tesi tra Trump e il presidente dell'Ucraina, culminati nel burrascoso incontro tra i due leader a fine febbraio nello Studio Ovale, l'amministrazione repubblicana negli scorsi mesi ha sospeso la condivisione di aiuti militari e di informazioni di intelligence con Kiev. Decisioni poi revocate ma che, in parallelo allo scongelamento dei rapporti tra Stati Uniti e Russia, hanno sollevato dubbi sulla prosecuzione del supporto americano al Paese dell'Europa orientale.
Anche le notizie sul campo non rassicurano le autorità dell'Ucraina. Secondo un'analisi dell'Afp sui dati forniti dall'Institute for the Study of War, dopo un rallentamento invernale l'esercito russo ha conquistato 588 km² di territorio ucraino a giugno (la sua più grande avanzata da novembre), 507 km² a maggio, 379 km² ad aprile e 240 km² a marzo. Nel frattempo si è inoltre appreso che Mosca ha schierato 50mila soldati nell'area attorno alla città di Sumy, con un rapporto di circa tre a uno rispetto alle forze ucraine.
Sbrigativo il commento rilasciato dal presidente Trump, il quale a domanda diretta dei giornalisti su quest'ultimo sviluppo si è limitato ad affermare: "Vedremo che succede. Sto osservando da vicino" la situazione.