Starmer, il declino in un anno

A dodici mesi dall’insediamento Starmer si trova ampiamente superato nei sondaggi da Reform UK, il partito di Nigel Farage

Starmer, il declino in un anno
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Esattamente un anno fa Keir Starmer si insediava a Downing Street come primo ministro del Regno Unito dopo aver ottenuto un’ampissima maggioranza parlamentare: 174 seggi in più dei conservatori, spazzati via dopo 14 annidi governo. Rinnovamento nazionale era il mantra labourista, far ritrovare alle persone la fiducia nel sistema.
Nulla di più distante dalla situazione attuale, dove tutti i sondaggi e gli analisti concordano: Starmer ha dilapidato un capitale politico immenso, con una delle peggiori performance di sempre e tassi di approvazione ai minimi.
A dodici mesi dall’insediamento Starmer si trova ampiamente superato nei sondaggi da Reform UK, il partito di Nigel Farage, che secondo le ultime rilevazioni Ipsos guida le preferenze dei britannici con il 34% dei consensi, 9 punti in più del labour. Inoltre, notizia di ieri, l’intramontabile Jeremy Corbyn ha confermato la volontà di fondare un nuovo partito in cui aggregare la galassia socialista e antiisraeliana che si considera poco e male rappresentata dall’attuale governo. Tra i due è sicuramente Farage a turbare i sonni di Starmer, e la causa è il nodo gordiano al centro della politica inglese degli ultimi 10 anni, brandito da tutte le opposizioni, mai sciolto da alcun governo: l’immigrazione. Nei primi sei mesi del 2025 quasi ventimila richiedenti asilo hanno attraversato la Manica, il 50% in più dell’anno precedente, il 75% in più del 2023. Statistiche brutali, che affossano la fiducia dell’elettorato che si sta sempre più spostando verso Reform UK. Oltre all’immigrazione anche le molteplici giravolte governative hanno contribuito ad affossare l’immagine e l’autorevolezza del governo: un’inchiesta su centinaia di abusi sessuali su minori perpetrati da immigrati prevalentemente di origine pakistana, prima bocciata perché razzista poi avviata dopo intense proteste; l’eliminazione dei sussidi al riscaldamento per tutti i pensionati, prima cancellati e poi reintrodotti; tagli ai sussidi alle persone con disabilità, con marcia indietro a poche ore da un voto parlamentare che avrebbe sancito la sconfitta del governo. Una serie di volta faccia che pongono grandi interrogativi sulla capacità di Starmer di interpretare e governare gli umori dell’elettorato e del partito, e rendono estremamente difficile per il governo riuscire a recuperare quell’immagine di competenza e responsabilità con cui aveva convinto il Paese.

Di contro, Starmer ha dato l’impressione di essere più a suo agio in politica estera, specialmente nella gestione di Trump: buona relazione personale e aumenti dei dazi sulle esportazioni inglesi in USA limitati al 10%. Non abbastanza, al momento, per convincere i britannici.

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